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Idrogeno verde marino, iniziata la prima produzione offshore nell’Atlantico

Idrogeno verde marino
Credits: Lhyfe

 Generati i primi chili di idrogeno verde marino in condizioni difficili

(Rinnovabili.it) – Lhyfe ha colto nel segno. Il suo progetto pilota per la produzione di idrogeno verde marino nelle acque oceaniche è entrato in funzione il 20 giugno 2023. E da allora ha sfidato le ostiche condizioni ambientali del mare aperto producendo i primi chili di carburante. Ben 400 kg al giorno. È una prima volta di tutto successo quella affrontata da Sealhyfe, la piattaforma di elettrolisi creata da Lhye, passo avanti concreto verso una filiera dell’H2 offshore.

L’impianto si trova nell’Oceano Atlantico, a 20 chilometri dalle coste di Le Croisic, comune francese della Loira Atlantica. Come spiegato in una nota stampa, l’azienda ha scelto volontariamente di affrontare le condizioni marine più difficili, con l’obiettivo di usare questa esperienza come versione beta di progetti più ambiziosi.

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1 MW di elettrolisi a bagno nell’Oceano

L’elettrolizzatore, una cella da 1 MW fornita da Plug, è stato montato su una piattaforma galleggiante (Wavegem), riprogettata appositamente per stabilizzare l’unità produttiva. Il sistema è collegato all’hub di test offshore SEM-REV di Central Nantes, connesso a sua volta ad una turbina eolica galleggiante (Flotage) che fornisce l’energia per la produzione dell’idrogeno verde marino.

Il nostro team, supportato brillantemente dai nostri partner, ha realizzato un vero e proprio capolavoro di tecnologia progettando con successo questo primo sito galleggiante per la produzione di idrogeno rinnovabile”, ha commentato Matthieu Guesné, fondatore e CEO di Lhyfe. “Siamo estremamente orgogliosi di essere i primi al mondo a produrre idrogeno in mare. Questo è stato il nostro desiderio sin dal lancio dell’azienda e continuiamo a muoverci molto rapidamente verso l’offshore, che per noi rappresenta un’enorme opportunità di sviluppo per la produzione di massa di idrogeno e la decarbonizzazione dell’industria e dei trasporti”.

Produrre H2 offshore da rinnovabili

Perché puntare alle acque oceaniche? Il motivo è presto detto. Le risorse energetiche marine, vento in primis, sono abbondanti e potenti, non hanno problemi di occupazione del suolo e determinano un minore impatto ambientale. Non solo. Diverse previsioni stimano che per il 2035 oltre il 75% della popolazione mondiale risiederà entro 150 km dalla costa, rendendo la produzione di energia in mare conveniente anche sotto l’aspetto logistico.

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Ovviamente non mancano le sfide. L’acqua necessaria all’elettrolisi è presa direttamente dal mare e richiede quindi un processo di dissalazione e purificazione. Inoltre la piattaforma Sealhyfe deve dimostrare di saper resistere a stress ambientali duraturi, dalla corrosione esercitata dal sale, agli urti generati dalle onde e agli sbalzi di temperatura. Ma soprattutto deve riuscire ad operare in modo completamente automatico, senza l’intervento fisico di un operatore, salvo periodi di manutenzione programmata. Anche per questo Lhyfe ha sviluppato software e algoritmi dedicati per gestire il sito da remoto, facilitando operazioni altrimenti troppo dispendiose.

Progetto HOPE, verso 4 t/giorno di idrogeno verde marino

La società eseguirà a largo una serie di test registrando il comportamento e le prestazioni precise della piattaforma, così come la produzione di idrogeno verde offshore.

I risultati di questa fase, che rappresentano comunque la prima produzione di H2 verde in mare, saranno la base nel nuovo progetto HOPE, che Lhyfe sta coordinando come parte di un consorzio di nove partner. La Commissione europea ha selezionato l’iniziativa nell’ambito della European Clean Hydrogen Partnership conferendole un contributo di 20 milioni di euro. L’obiettivo di HOPE è ambizioso: produrre fino a quattro tonnellate al giorno di idrogeno verde marino, da esportato a terra tramite gasdotto.

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