Un rapporto di CEO e TNI sull’export di idrogeno rinnovabile dal Maghreb verso l’UE
(Rinnovabili.it) – La corsa all’idrogeno verde in Nord Africa è solo un “accaparramento neocoloniale di risorse” che oblitera i bisogni delle popolazioni locali a beneficio degli europei. Ma è anche una corsa impossibile, mossa da “obiettivi chimerici di importazione”, specie dopo che i target sono stati alzati dal piano Repower EU. Lo afferma un dossier di Corporate Europe Observatory e Transnational Institute che indaga le conseguenze (e la fattibilità) di un aumento esponenziale della produzione di idrogeno rinnovabile nel Maghreb.
Il punto di partenza sono gli obiettivi UE. Lo scorso maggio, Bruxelles ha schiacciato il piede sull’acceleratore con il Repower EU per svincolarsi dalla dipendenza dalla Russia il prima possibile. Tra i capitoli del piano c’è anche l’H2: la quantità di idrogeno a cui si punta entro il 2030 è quadruplicata rispetto agli obiettivi precedenti, passando da 5 a 20 mln t. Di queste, metà saranno importate e proprio dal Nord Africa ne dovrebbe arrivare l’80%.
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Uno dei problemi sollevati dal dossier è che per produrre volumi simili di idrogeno verde in Nord Africa e per riorientare il loro export dalle fossili a questo vettore energetico, i paesi maghrebini dovrebbero moltiplicare vertiginosamente la capacità installata di fer. Un esempio: l’Algeria dovrebbe installare 500 GW di fotovoltaico, ovvero 1000 volte la capacità installata a oggi. Con un consumo di risorse locali (acqua, suolo) e esterne (materiali per i pannelli, ad esempio) non indifferente.
Poi c’è il problema del trasporto, che va a incidere sulla convenienza economica. Per spedirlo via nave in forma liquida, l’idrogeno richiede 3 volte l’energia necessaria per liquefare il Gnl e fornisce solo il 27% dell’energia a parità di volume. Da sommare ai costi di produzione: in media 11 volte superiori a quelli del gas.
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Infine, l’idrogeno verde come cavallo di Troia per quello blu, ricavato dal gas – di cui Algeria, Libia e Egitto sono grandi esportatori, oggi fondamentali per la diversificazione energetica dell’UE. “Oggi l’UE fornisce un sostegno finanziario e normativo ai progetti sull’idrogeno blu all’interno del suo territorio e il piano REPowerEU suggerisce che gli stessi meccanismi di sostegno possano essere utilizzati dai paesi vicini (ad esempio il Nord Africa), mentre altri paesi possono ottenere un sostegno per “progetti di interesse reciproco”, compresi quelli per “il trasporto dell’idrogeno e le reti e lo stoccaggio di CO2”, che sono alla base dell’idrogeno blu”, avverte il dossier.