L’idrogeno pulito rimarrà molto più costoso del previsto. Anche se i costi di produzione dovessero scendere secondo la traiettoria calcolata nelle valutazioni più ottimiste, stoccaggio e distribuzione renderebbero l’idrogeno verde competitivo poco più che una vana speranza. Una strategia di decarbonizzazione poco conveniente. Addirittura meno della rimozione diretta di anidride carbonica dall’aria.
“Anche se i costi di produzione diminuiscono in linea con le previsioni, i costi di stoccaggio e distribuzione impediranno all’idrogeno di essere competitivo in termini di costi in molti settori”, spiega Roxana Shafiee, ricercatrice dell’università di Harvard e prima firma di uno studio appena pubblicato su Joule. “I nostri risultati sfidano l’idea crescente che l’idrogeno sarà il ‘coltellino svizzero della decarbonizzazione’ e suggeriscono che le opportunità per l’idrogeno potrebbero essere più limitate di quanto si pensasse in precedenza”.
Idrogeno verde competitivo: le previsioni
Negli ultimi anni, molti studi hanno previsto che l’idrogeno verde competitivo sarebbe diventato una realtà già nel breve termine. Per BNEF il superamento delle alternative basate sulle fossili e senza recupero di CO2 (idrogeno grigio) si concretizzerà in 5 mercati entro il 2030 e nel 90% dei mercati 5 anni più tardi. Dal 2033 l’idrogeno verde diventerebbe più competitivo di quello blu (da fossili ma con cattura di CO2) anche in Europa (in Cina già nel 2028). Per Hydrogen Europe, l’H2 verde diventerebbe competitivo senza incentivazione – per alcune applicazioni e in alcune regioni europee – già nel 2025.
Lo studio di Harvard confronta invece il vettore energetico prodotto con fonti rinnovabili con le alternative disponibili per una serie di settori hard-to-abate, ovvero la cattura e stoccaggio di CO2 (CCS). Oltre ai costi di produzione valuta anche quelli legati all’uso dell’infrastruttura di stoccaggio e distribuzione da parte dei diversi utenti finali.
Ai prezzi attuali, concludono gli autori, l’idrogeno verde sarebbe una strategia di abbattimento “proibitivamente costosa” in tutti gli utilizzi finali esaminati. I costi di abbattimento del carbonio arriverebbero a 500-1.250 dollari per tonnellata di CO2, in alcuni casi superando persino il costo della cattura diretta dell’aria.
In futuro? Anche se i costi di produzione si riducono fino alla soglia di 2$/kgH2, indicata spesso come spartiacque per la competitività del vettore, le opportunità di abbattimento del carbonio con costi inferiori a 250$/tCO2 si limitano a un solo uso finale, la produzione di ammoniaca.