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Come rendere l’idrogeno verde competitivo con le fossili

Anche con un prezzo del carbonio 4 volte più alto di oggi, cioè circa 200 euro a tonnellata, l’H2 rinnovabile non sarebbe ancora competitivo. Serviranno tra i 10 e i 24 mld di euro di sussidi pubblici per sviluppare un’economia dell’idrogeno su scala europea

Idrogeno verde
credits ju Irun da Pixabay

Lo studio sulla diffusione dell’idrogeno verde di Guidehouse e Agora Energiewende

(Rinnovabili.it) – Rendere l’idrogeno verde competitivo con le fossili è un percorso lungo e accidentato. Anche con un prezzo del carbonio 4 volte più alto, intorno ai 200 euro a tonnellata, l’H2 rinnovabile avrebbe bisogno di sussidi pubblici almeno fino alla fine del decennio. Lo calcola un rapporto della consultancy Guidehouse e del think tank tedesco Agora Energiewende, che stimano l’ammontare degli aiuti pubblici in una forchetta tra i 10 e i 24 miliardi di euro, ogni anno, da qui al 2030.

La tecnologia per produrre l’idrogeno verde non è il problema principale, per alcuni aspetti è già piuttosto avanzata anche se manca il passaggio di scala necessario per accelerarne la diffusione. I fronti dove c’è più da lavorare sono, appunto, i costi di produzione e le infrastrutture necessarie per trasportarlo. In questo momento in Europa sono attivi circa 70 progetti in 13 paesi che testano gli elettrolizzatori, per una capacità totale di appena 56 MW. La produzione totale è di 4.700 t l’anno di idrogeno rinnovabile. L’UE, nella sua strategia sull’idrogeno, punta ad arrivare al 2024 con 6 GW di elettrolizzatori e una produzione di H2 verde di 1 mln di t. Nei 5 anni successivi, con orizzonte 2030, questi numeri salgono a 40 GW e 10 mln di t.

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Questa carrellata di numeri e date fa capire quanto deve crescere il ritmo di espansione dell’idrogeno verde nei prossimi 10 anni, e quanto sia importante sostenerlo nella competizione con le altre fonti di energia mentre – di fatto – muove i suoi primi passi. Secondo il rapporto, questi passi bisogna ragionarli bene. I sussidi devono essere indirizzati là dove c’è una vera priorità.

Dovrebbero cioè prima confluire in aree in cui in futuro vi sarà un’indiscussa e indispensabile necessità di idrogeno rinnovabile, come nell’industria come sostituto del gas naturale, o per combustibili per aerei. Scegliere i giusti strumenti di policy è fondamentale per oliare questi passaggi, ad esempio con “i cosiddetti Carbon Contracts for Difference, una quota per i combustibili elettrici nell’aviazione, gare per promuovere sistemi di cogenerazione a idrogeno, incentivi di mercato mirati per materiali privi di CO2 e contratti di fornitura di idrogeno rinnovabile”.

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“Il supporto per l’accelerazione dell’idrogeno rinnovabile non sarà economico nella fase iniziale. Perché anche con un prezzo di CO2 compreso tra 100 e 200 euro per tonnellata, l’idrogeno verde non è ancora competitivo”, afferma Patrick Graichen, direttore di Agora Energiewende. “Ecco perché dobbiamo stabilire le priorità per il finanziamento: i fondi devono essere disponibili principalmente per le aree in cui c’è un’indiscussa necessità di idrogeno rinnovabile”.

Le aree in cui l’idrogeno rinnovabile sarà sicuramente utilizzato in futuro, continua il rapporto, includono la produzione di acciaio, ammoniaca e materiali chimici di base nell’industria, l’aviazione a lunga distanza e la navigazione marittima, ma anche lo stoccaggio di elettricità a lungo termine nel settore energetico.

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