Brevettato il procedimento che permetter di produrre idrogeno in sicurezza. Il segreto è l’uso della CO2, sottoprodotto dell’elettrolisi ad alta temperatura
La tecnologia attualmente più diffusa per la produzione di idrogeno ad alta temperatura sono gli elettrolizzatori ad ossidi solidi (SOEC) che permettono, proprio grazie all’alta temperatura di esercizio, di ottenere il vettore energetico con una maggior velocità e costi minori dei corrispondenti sistemi a celle polimeriche o alcaline. Tuttavia questi sistemi utilizzano schemi complessi di circolazione dei gas – ricircolo di idrogeno compreso – per incrementare l’efficienza del processo produttivo e prevenire la corrosione dei materiali all’interno del reattore stesso.
Il brevetto registrato dai ricercatori Enea Stefano Frangini, Pietro Tarquini e Claudio Felici, riesce invece a ridurre drasticamente il rischio di fiamme ed esplosioni – anche in caso di perdite di idrogeno/ossigeno e anomalie di impianto – ed evita lo ‘step’ critico del ricircolo di idrogeno. Come? Il processo messo a punto sfrutta la stessa CO2 ottenuta come sotto prodotto, la quale “è in grado di soffocare ed estinguere ogni tipo di fiamma – nelle concentrazioni presenti nel processo – ma anche di ridurre drasticamente il rischio di infiammabilità dell’idrogeno”. Inoltre, spiega l’Enea in una nota stampa “l’anidride carbonica è facilmente separabile dall’idrogeno e dall’ossigeno e, novità assoluta del brevetto ENEA, viene fatta ricircolare nell’impianto di elettrolisi al posto dell’idrogeno – come invece succede negli elettrolizzatori tradizionali ad ossidi solidi – con un impatto positivo su sicurezza operativa e costi.”