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L’idrogeno rinnovabile inciampa nelle supply chain di iridio e scandio

Idrogeno rinnovabile: il Portogallo mette il turbo e guarda al 2022
Foto di André Rau da Pixabay

I due metalli sono essenziali per l’elettrolisi da cui si ottiene idrogeno rinnovabile

(Rinnovabili.it) – Iridio e scandio possono diventare il prossimo collo di bottiglia nello sviluppo dell’idrogeno rinnovabile. Due metalli rari, con un mercato di dimensioni ridotte. Ma essenziali per la maggior parte dei metodi per ricavare la molecola di H2 tramite l’elettrolisi dell’acqua e in particolare la tecnologia che impiega membrane a scambio protonico (PEM).

L’allarme arriva dall’Istituto federale per le bioscienze e le risorse naturali della Germania (BGR), che passa al vaglio le catene di fornitura di tutte le materie prime necessarie per far decollare un’economia dell’idrogeno rinnovabile. Secondo il BGR, già oggi esistono dei problemi – sottovalutati – alle supply chain di iridio e scandio. “Queste materie prime hanno già oggi dei rischi di approvvigionamento elevati. I mercati dello scandio e dell’iridio sono molto piccoli”, argomenta il dossier. In più, sono concentrati in un numero ristretto di paesi. Il 75% dello scandio, ad esempio, viene dalla Cina, gran parte del restante 25% dalla Russia.

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L’iridio è un caso da manuale per comprendere quali sono i rischi presenti già oggi. Il prezzo di questo metallo raro è più che triplicato fra dicembre 2020 e maggio 2021, passando da 1.700 a 6.300 dollari l’oncia. La ragione di questo aumento dei prezzi: “un mercato relativamente piccolo ed equilibrato incontra una domanda crescente con una simultanea carenza di offerta”, argomenta il rapporto. La produzione di iridio è poco flessibile, in parte perché concentrata in Sudafrica, in parte perché viene ricavato come sottoprodotto dell’estrazione di palladio e platino. Non solo: c’è la concorrenza di nuovi prodotti di nicchia, come la nuova tecnologia di telefonia mobile 5G che ha fatto aumentare la domanda di crogioli di iridio per la crescita di cristalli sintetici.

Basta quindi qualche problema tecnico – come avvenuto di recente in Sudafrica – o rallentamenti nella supply chain globale come quelli di questi mesi causa Covid-19 per far lievitare i prezzi. In prospettiva, avverte il rapporto dell’istituto tedesco, le caratteristiche di questo mercato non sono adatte a supportare l’espansione prevista della domanda, che dovrebbe crescere di 5 volte nei prossimi 20 anni.  

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