La Commissione europea ha approvato il regime di aiuti di Stato italiano a sostegno dell'uso dell'idrogeno rinnovabile nei processi industriali energivori
Pichetto: “Sbloccata finalmente l’istruttoria”
(Rinnovabili.it) – Via libera al nuovo regime incentivante italiano che sostiene l’uso dell’idrogeno nei settori hard to abate. Il 20 gennaio l’Esecutivo europeo ha dato il suo benestare, approvando lo schema nell’ambito del quadro temporaneo di crisi e transizione per gli aiuti di Stato. “La Commissione – si legge nella nota stampa comunitaria – ha constatato che il regime italiano rispetta le condizioni stabilite nel quadro temporaneo di crisi e transizione. Gli aiuti, infatti, i) non supereranno i 200 milioni di € per beneficiario; ii) non supereranno le intensità di aiuto stabilite nel quadro temporaneo di crisi e transizione; e ii) saranno concessi entro il 31 dicembre 2025″.
Un via libera particolarmente atteso dal momento che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica aveva già lanciato l’avviso pubblico per la selezione dei progetti lo scorso marzo. L’approvazione UE, come ricorda oggi lo stesso ministro Gilberto Pichetto, sblocca finalmente l’istruttoria, chiedendo tuttavia alcune modifiche progettuali.
Idrogeno nei settori hard to abate
La buona riuscita della decarbonizzazione dipenderà molto dalla capacità di operare una transizione energetica su tutta l’economia, compresi quei settori industriali per cui l’elettrificazione diretta dei consumi tramite rinnovabili non è un’opzione. L’elevato fabbisogno di calore ad alte temperature o di particolari materie prime rende settori come quello dell’acciaio, della ceramica o del cemento fortemente legati ai combustibili fossili. Sono quelli che in gergo vengono chiamati “hard to abate”, ossia settori in cui è difficile abbattere le emissioni climalteranti.
In questo contesto l’impiego dell’idrogeno verde o a basse emissioni per sostituire il gas naturale si sta rivelando l’opzione più promettente. Per non dire l’unica. Ma passare dalla teoria alla pratica richiede un grande impegno sia in termini tecnologici, adattando cogeneratori e forni all’impiego del vettore, che in termini produttivi. Secondo un rapporto dell’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, per sostituire i carburanti fossili utilizzati dalle industrie energivore nazionali servirebbero 2 Mton/anno di idrogeno verde. Un quantitativo che richiederebbe a sua volta 14,6 GW di nuovi elettrolizzatori alimentati da circa 117 TWh di elettricità rinnovabile.
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Gli incentivi italiani all’uso di idrogeno
Nell’ambito del PNRR, l’Italia ha previsto uno specifico contributo all’impiego di idrogeno verde nei settori Hard to Abate. L’aiuto, concesso sotto forma di sovvenzioni dirette, è destinato alle imprese che dipendono dai combustibili fossili come fonte di energia o come materia prima per i processi produttivi in settori industriali in Italia. Per essere ammissibili i progetti devono determinare un taglio di almeno il 40% delle emissioni a effetto serra derivanti dai processi di produzione. Oppure una riduzione di almeno il 20% del consumo energetico rispetto al dato attuale. Inoltre per “poter fruire della misura le imprese devono passare dall’impiego di carburanti fossili a quello dell’idrogeno rinnovabile e possono combinare questi investimenti con investimenti per elettrificare i processi produttivi o migliorare in modo significativo la loro efficienza energetica”.
La Commissione ha aggiunto alcune condizioni: in tutti gli investimenti relativi all’idrogeno l’uso dell’idrogeno deve rappresentare almeno il 40% dell’input energetico totale dall’inizio della fase operativa dei progetti, almeno il 75% dell’input energetico totale entro il 2032 e il 100% di questo input entro il 2036. I beneficiari non dovranno altresì aumentare la loro capacità produttiva di oltre il 2%.
Per l’operazione il regime prevede un budget di 500 milioni di euro.