(Rinnovabili.it) – Nuovi passi avanti verso l’utilizzo di idrogeno miscelato a gas naturale in Italia. ENEA e Centria, società di distribuzione del Gruppo Estra, hanno sottoscritto un accordo di collaborazione finalizzato alla sperimentazione di nuovi standard per il “blending” dell’idrogeno nella rete di distribuzione dl metano.
Il progetto coinvolgerà l’infrastruttura Campo Prove di Centria ad Arezzo, laboratorio impegnato nel monitoraggio periodico del grado di odorizzazione dell’infrastruttura di distribuzione. La struttura è stata selezionata da Enea a livello nazionale per le sue caratteristiche, sia in termini di replicabilità delle diverse tipologie di reti e apparati che di applicabilità di stringenti protocolli di sicurezza, in grado di garantire elevati standard di affidabilità. E proprio qui l’Agenzia nazionale volgerà i test con nuove miscele H2-CH4 con differenti rapporti.
Idrogeno miscelato a gas naturale, i progetti italiani
Per l’Italia non si tratta del primo esperimento di questo tipo. Nella primavera 2019 Snam ha introdotto nella propria rete di trasporto un mix composto da un 5% di idrogeno miscelato a gas naturale. Il test, allora unico nel suo genere in Europa, si è svolto in provincia di Salerno, e ha riguardato la fornitura di H2NG per un mese a due realtà industriali della zona: un pastificio e un’azienda di imbottigliamento di acque minerali. Due anni più tardi ha messo alla prova una miscela contenente il 30% di idrogeno nelle reti del gas di una acciaieria vicino Milano. Nel 2022, invece a Castelfranco Emilia (MO), Hera ha avviato la prima sperimentazione dell’utilizzo dell’idrogeno in una rete di distribuzione gas cittadina.
Ma la cautela è d’obbligo. La letteratura recente suggerisce che il vettore H2 può esser immesso nella rete del metano fino a circa il 5-10% del volume senza importanti modifiche alle infrastrutture di trasmissione e agli impianti dei consumatori finali. Tuttavia, esistono diversi fattori da considerare man mano che si aumentano le percentuali di “blending”. L’idrogeno possiede infatti proprietà fisiche e chimiche diverse dal gas naturale, che richiedono pressioni di esercizio più elevate per fornire la stessa quantità di energia del CH4. Senza contare che le piccole dimensioni molecolari dell’idrogeno e la minore energia di accensione rendono più probabile la sua permeazione attraverso i materiali e le guarnizioni delle tubature.
Oltre il 10%, il progetto Enea-Centria
Il progetto Enea – Centria, a cui collabora anche l’Università di Firenze, darà una mano fondamentale alla sperimentazione nazionale. “La sottoscrizione dell’accordo rappresenta l’inizio di una proficua collaborazione che consentirà di fornire le risposte sui pericoli connessi al trasporto e all’uso dell’idrogeno, al fine di assicurarne la corretta gestione, prevenendo i rischi connessi e supportando la definizione di nuovi standard normativi” ha spiegato Giulia Monteleone, direttrice del Dipartimento ENEA di Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili.
La porzione di rete oggetto dell’attività sperimentale sarà progressivamente interessata da miscele gas-idrogeno con percentuali crescenti di idrogeno del 2%, 5% e 10% nella prima fase, per poi aumentare ulteriormente nella seconda fase. Grazie ai test sarà possibile caratterizzare la miscela e verificare la capacità e l’affidabilità della rete di distribuzione. “Vogliamo consolidare la condivisione delle nostre competenze ed esperienze – ha affermato Giorgio Graditi, direttore generale ENEA – per sviluppare e sperimentare nuove tecnologie e prodotti mirati a favorire la penetrazione del vettore idrogeno nei diversi settori applicativi”.