Intervistate 23 Authority dell’energia in merito all’avanzamento di progetti dedicati all’idrogeno in rete
(Rinnovabili.it) – La strategia di decarbonizzazione europea ha dato ai gas rinnovabili un ruolo importante nello scenario al 2050. Biometano e idrogeno dovranno essere in grado di supplire parte dell’attuale fornitura di gas naturale e ciò significa essenzialmente due cose: garantire una produzione soddisfacente e poter contare su un’infrastruttura di trasporto perfettamente funzionale.
Sul secondo aspetto è intervenuta in questi giorni ACER, l’Agenzia UE per Cooperazione dei regolatori dell’energia, mettendo in luce alcune criticità. L’ente ha somministrato un sondaggio a 23 autorità nazionali di regolamentazione in merito alle attuali possibilità di miscelazione o iniezione in rete dei due combustibili. Il risultato? C’è ancora molto lavoro da fare nell’Unione Europea.
La maggior parte delle authority ha, infatti, riferito che i gestori dei sistemi di trasmissione non accettano l’immissione di volumi di idrogeno in rete. E quando il vettore viene esplicitamente accettato (in Austria, Francia, Germania, Lettonia, Slovacchia, Spagna e Svezia), è possibile solo a concentrazioni molto basse in volume. In questo caso la percentuale più alta è quella tedesca con un 10%. Seguono Francia (6%), Spagna (5%) e Austria (4%). Per gli altri i limiti di volume sono intorno o sotto al 2%.
In più della meta dei Paesi, però, esistono o sono in programmazione progetti pilota dedicati al trasporto dell’idrogeno. Stavolta nel gruppo rientra anche l’Italia, assieme al Belgio e alla Repubblica Ceca.
Leggi anche Rinnovabili stoccate nell’idrogeno: l’Enea testa il power-to-gas
Secondo la maggior parte dei regolatori nazionali intervistati servirebbe un approccio a livello europeo per stabilire limiti di miscelazione dell’idrogeno in rete. In questo modo si orienterebbe fin da subito il nascente mercato all’integrazione e al commercio transfrontaliero. Indipendentemente dalla scelta effettiva di un limite, sono necessari interventi pratici essenziali. Ad esempio, le apparecchiature di misurazione devono essere aggiornate e andranno modificate anche le turbine a gas, le stazioni di compressione e alcuni tipi di di stoccaggio.
Più complicata la questione dell’iniezione diretta nell’infrastruttura del gas. Per il 70% delle autorità questa opzione non è possibile allo stato attuale. Una possibile soluzione è lo sviluppo di reti H2 dedicate (anche tramite riproposizione), aperte all’accesso di terzi e soggette ai relativi codici di rete. Ad oggi simili impianti esistono solo in Belgio, Francia, Germania e Paesi Bassi, ma collegano alcuni siti industriali a impianti power-to-gas.
Leggi anche Idrogeno in Italia, potrebbe coprire 1/4 della domanda energetica