Presentato lo studio Snam-McKinsey sulle prospettive di sviluppo dell’idrogeno in Italia
(Rinnovabili.it) – Quali sono le prospettive e i trend di sviluppo per l’idrogeno in Italia? E quanto questo vettore può contribuire alla decarbonizazione nazionale? A rispondere è oggi il nuovo rapporto Snam-McKinsey, presentato in occasione della HYchallenge 2019 Gobal ESG conference, in corso in questi giorni a Roma. L’evento, fra dibattiti e tavoli tecnici interattivi, sta affrontando il ruolo dell’idrogeno nella transizione energetica in un contesto di crescente importanza dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) per le aziende. Se è vero che a livello globale questo carburante sta attirando un interesse sempre maggiore da parte di governi e imprese, lo è anche che, allo stato attuale, lo sviluppo di una diffusa hydrogen economy è ancora lento e costoso.
Ma le potenzialità ci sono tutte. Solo in Italia, secondo lo studio, il vettore potrebbe coprire quasi un quarto della domanda energetica 2050, trasformando i settori del trasporto, del riscaldamento civile e alcune applicazioni industriali (es. raffinazione, processi con calore ad alta temperatura).
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La diffusa e crescente penetrazione delle rinnovabili da un lato e la capillare infrastruttura del gas dall’altro, rappresentano le basi su cui impostare il futuro del settore e allo stesso tempo offrono al paese un vantaggio. Il rapporto mostra, infatti, che il costo dell’idrogeno in Italia potrà essere competitivo già entro il 2030, in anticipo rispetto ad altri mercati europei. “Considerando la forte presenza di energie rinnovabili nel nostro paese – spiega Snam – l’idrogeno ‘verde’ raggiungerà il punto di pareggio con l’idrogeno ‘grigio’ derivante da gas naturale, 5-10 anni prima rispetto a molti altri paesi, tra cui la Germania. Ciò rende l’Italia il luogo ideale per l’utilizzo su vasta scala dell’elettrolisi”.
Gli analisti ritengono che il trasporto pesante su lunga distanza sarà uno dei primi segmenti in cui il carburante potrà ottenere la sostenibilità economica, raggiungendo la parità di costo totale con il diesel entro il 2030.
Uno dei ruoli primari assegnati all’idrogeno è quello di strumento di flessibilità per le rete elettrica, grazie allo stoccaggio delle fonti rinnovabili non programmabili: se le batterie appaiono, infatti, come la soluzione principe per le esigenze di bilanciamento di breve termine, gli impianti di elettrolisi possono invece dare una sostanziosa mano all’accumulo stagionale.
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Ma nel breve-medio termine ci si aspetta che il carburante conquisti anche una fetta del mercato del riscaldamento domestico. Lo studio sottolinea che potrebbe essere immesso nella rete di distribuzione fino ad una quota del 10-20% nel prossimo decennio.
“Secondo i nostri studi – ha commentato l’a.d. di Snam, Marco Alverà – in uno scenario di profonda decarbonizzazione, l’idrogeno potrebbe coprire quasi un quarto dei consumi di energia nazionali al 2050. Per questo proseguiremo la nostra sperimentazione in Campania ed entro fine anno introdurremo nella rete di trasmissione del gas naturale un mix di idrogeno al 10%”. “E sono proprio le regioni del Sud Italia, dalla Campania alla Puglia alla Sicilia, ricche di energia rinnovabile – ha continuato Alverà – quelle che potrebbero favorire l’affermazione dell’idrogeno come nuovo vettore di energia pulita nonché nuove opportunità di sviluppo e occupazione”.