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Il Giappone rilancia: l’idrogeno sarà tra le prime fonti di elettricità nel 2030

Il governo punta a bruciare 10 mln di t di H2 entro il 2030 per la generazione di energia elettrica, l’equivalente di 30 centrali nucleari

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Credits: My pictures are CC0. When doing composings: da Pixabay

Anche l’idrogeno nel nuovo piano energetico nazionale

(Rinnovabili.it) – Il nuovo corso di Tokyo sotto il neo-premier Suga continua a battere su due tasti: idrogeno e orizzonte 2030. Dopo aver annunciato che entro la metà del secolo il Giappone raggiungerà la neutralità climatica, il governo si sta preparando a varare i piani necessari per centrare l’obiettivo. In queste settimane l’esecutivo sta lavorando all’aggiornamento del piano energetico nazionale, su cui si misurerà gran parte della vera ambizione climatica del paese.

Le indiscrezioni sui contenuti del piano si rincorrono. La settimana scorsa il governo aveva assicurato che la quota di fossili nel mix elettrico al 2030 sarebbe stata contenuta a meno del 50%. Giusto una manciata di punti percentuali in meno del 56% che era l’obiettivo precedente, fissato nel 2018. Ma comunque ben al di sotto del 77% attuale. Adesso arrivano le anticipazioni sull’idrogeno, che è chiamato a dare un contributo importante alla generazione di energia elettrica.

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Secondo l’agenzia stampa Nikkei, infatti, il Giappone vuole impiegare 10 milioni di t l’anno di H2 per generare elettricità. E’ l’equivalente della capacità di generazione di circa 30 centrali nucleari. Un balzo in avanti che richiede investimenti copiosi, oltre alla costruzione di una filiera dell’idrogeno matura in tempi record. Questo obiettivo, continua Nikkei, sarà accompagnato da 2mila miliardi di yen di investimenti da parte dello Stato, poco meno di 20 miliardi di dollari, sia in forma di sovvenzioni che di agevolazioni fiscali.

Non è chiaro se questo denaro si aggiunge agli stanziamenti già annunciati a ottobre, sempre sull’idrogeno. Per l’anno fiscale 2021, Tokyo ha già predisposto un aumento del 20% del capitolo di bilancio dedicato a questo vettore energetico, che porta l’ammontare a circa 800 milioni di dollari. Denaro destinato sia alla ricerca e allo sviluppo tecnologico, sia alla creazione delle infrastrutture nazionali necessarie per l’importazione e la distribuzione di H2.

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In parallelo, il Giappone sta spingendo affinché l’industria si mobiliti su larga scala per fare del paese la prima ‘società a idrogeno’, come dichiarato nei piani del governo. Le iniziative in questo senso sono molte. A questo scopo, lunedì scorso è stata creata la Japan Hydrogen Association, che raccoglie 88 aziende attive nei settori più disparati. Entro febbraio daranno al governo i suggerimenti su quali sono i prossimi passi da compiere per rendere l’idrogeno economicamente conveniente e competitivo.