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Idrogeno dall’erba da giardino con il fotoreforming

Idrogeno dall’erba da giardino con il fotoreforming

 

(Rinnovabili.it) – L’erba da giardino potrebbe divenire la prossima fonte per la produzione di idrogeno sostenibile. Ne sono convinti i ricercatori dell’Istituto di Catalisi, presso l’università di Cardiff, alle prese con un nuovo processo fotocatalitico. Il team di scienziati, guidati dal professor Michael Bowker, è riuscito a dimostrare di poter “sbloccare” quantità significative di idrogeno dalla biomassa della Festuca, una pianta comune, con l’aiuto della luce solare e un catalizzatore a buon mercato.

 

“L’idrogeno è visto come un importante vettore energetico per il futuro, man mano che il mondo si muove dai combustibili fossili alle materie prime rinnovabili, e la nostra ricerca ha dimostrato che anche l’erba giardino potrebbe essere un buon modo per ottenerlo”, spiega Bowker. Il processo è chiamato fotoreforming e coinvolge l’energia luminosa per attivare il catalizzatore TiO 2, caricato con nanoparticelle metalliche. Durante gli esperimenti, i ricercatori hanno unito la cellulosa al catalizzatore in un pallone a fondo tondo e sottoposto la miscela alla luce di una lampada da tavolo. A intervalli di 30 minuti, hanno raccolto e analizzato i campioni di gas prodotti per vedere quanto idrogeno venisse effettivamente rilasciato. L’esperimento è stato poi ripetuto direttamente impiegando l’erba, senza particolari pretrattamenti iniziali.

 

“I nostri risultati mostrano che, utilizzando questo metodo, possono essere prodotte quantità significative di idrogeno con l’aiuto di un po’ di luce e un catalizzatore economico. Inoltre, abbiamo dimostrato l’efficacia del processo utilizzando erba vera prelevata da un giardino. Per quanto ne sappiamo, questa è la prima volta che questo tipo di biomassa grezza è usata per produrre idrogeno in questo modo. Un passo avanti significativo in quanto evita la necessità di separare e purificare la cellulosa dai campioni, processo difficile e costoso”, aggiunge Bowker.

 

Il team, che comprende anche ricercatori della Queen University di Belfast, ha pubblicato i loro risultati sulla rivista Proceedings della Royal Society A, dove sono riportate tutte le specifiche tecniche, compreso il necessario input energetico al processo.

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