La città di Lancaster ha firmato un accordo per la comproprietà di quello che a regime il più grande impianto di produzione idrogeno, già realizzato o in fase di pianificazione, al mondo. La struttura utilizzerà la tecnologia della torcia la plasma per gassificare materiali di scarto biogenici
A regime la centrale produrrà 11.000 chilogrammi di idrogeno dai rifiuti al giorno
(Rinnovabili.it) – Sorgerà in California, e più precisamente nella città di Lancaster, il più grande impianto mai progetto per la generazione di idrogeno dai rifiuti. L’annuncio arriva dalla società SGH2 che ha firmato in questi giorni un accordo per la costruzione e comproprietà con la municipalità californiana. Il progetto presenta diversi elementi caratteristici, oltre ovviamente la taglia record della struttura.
Attualmente la produzione di idrogeno può affidarsi a tecnologie relativamente pulite come l’elettrolisi dell’acqua alimentata dalle rinnovabili a tecniche più sporche come la gassificazione del carbone o lo steam riforming degli idrocarburi. Le seconde opzioni sono ancora le più diffuse a livello mondiale, in quanto anche le più economiche. Questi processi però rilasciano anidride carbonica e per rendere il vettore realmente pulito sarebbe necessario aggiungere impianti di cattura e sequestro del carbonio. Un’operazione che farebbe lievitare i costi.
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Ciò che rende interessante, almeno sulla carta, il progetto SGH2 è la capacità di produrre idrogeno dai rifiuti con una quantità di CO2 molto più bassa dei sistemi a combustibili fossili ma a prezzi ugualmente cometitivi.
Il processo, sviluppato da Solena (la società madre di SGH2), utilizza torce al plasma che raggiungono temperature comprese tra 3.500 e 4.000°C. Questo calore, con l’aggiunta di gas arricchito di ossigeno, catalizza una “dissociazione molecolare completa di tutti gli idrocarburi” di qualunque combustibile immesso nel sistema. E quando inizia a raffreddarsi, forma “un syngas ricco di idrogeno e privo di catrame, fuliggine e metalli pesanti”.
La tecnologia è in grado di processare una vasta gamma di rifiuti, tra cui carta, vecchi pneumatici, tessuti e materie plastiche, che può gestire senza formare sottoprodotti tossici. Il syngas viene “lavato” e centrifugato fino a ottenere una miscela di idrogeno, anidride carbonica e monossido di carbonio. Quest’ultimo viene ulteriormente fatto reagire con del vapore per ottenere nuovo idrogeno e CO2. I due gas vengono quindi separati, catturando tutta l’anidride carbonica.
“Il Berkeley Lab – spiega la società – ha eseguito un’analisi preliminare del carbonio nel ciclo di vita, rilevando che per ogni tonnellata di idrogeno prodotta, la nostra tecnologia riduce le emissioni di CO2 eq di 23-31 tonnellate. Si tratta di 13-13 tonnellate di anidride carbonica in meno per tonnellata rispetto a qualsiasi altro processo verde”.
Inoltre, mentre l’elettrolisi richiede circa 62 kWh di energia per produrre un chilogrammo di idrogeno, la tecnologia Solena è energeticamente positiva, generando 1,8 kWh per kg di idrogeno. Il che significa che l’impianto è in grado di autoalimentare parte del processo.
Secondo i termini dell’accordo, la centrale entrerà in servizio nel quarto trimestre del 2022 raggiungendo la piena operatività entro il primo trimestre del 2023. E producendo, ogni giorno, fino a 11.000 chilogrammi di idrogeno dai rifiuti.