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Idrogeno da rifiuti agricoli: le fattorie diventano centrali elettriche

Idrogeno da rifiuti agricoli: le fattorie diventano centrali elettriche

 

(Rinnovabili.it) – La produzione sostenibile di idrogeno sceglie la via biologica. Un team di ricercatori della Virginia Tech è riuscito a mettere a punto un sistema di produzione efficiente basato sui metodi di conversione enzimatica degli zuccheri, alternativa efficace – promettono gli stessi ricercatori – all’elettrolisi o al processo chimico del gas naturale. Nel dettaglio, la squadra guidata dal professor Percival Zhang ha scoperto una via “enzimatica” che rende più semplice la sintesi di idrogeno da rifiuti agricoli come la lolla di riso o i gambi e le foglie delle pannocchie. Questi scarti contengono glusoio, xilosio e altri zuccheri vegetali che hanno la possibilità di essere convertiti in idrogeno e carbonio.  In realtà la strada biochimica per il rilascio di questo vettore energetico non è nuova: in natura alcuni microbi possono separare idrogeno dalla biomassa in decomposizione, ma solo in piccole quantità e anche per accelerare la reazione servivano fino a ieri costosi catalizzatori o procedimenti particolarmente energivori.

 

Utilizzando algoritmi genetici, il dottor Zhang e il co-autore Joe Rollin, hanno invece sviluppato una via enzimatica che accelera questa reazione senza aumentare la spesa economica e che rilascia pochissima CO2; il biossido di carbonio infatti è generato normalmente come sottoprodotto in questo tipo di processo. A differenza di altri metodi di produzione di idrogeno da rifiuti agricoli che si basano su zuccheri altamente trasformati, il team del Virginia Tech ha impiegato direttamente gli steli delle piante del mais e altra biomassa per ottenere il gas ed ha aumentato fino a tre volte il tasso di reazione, riducendo di conseguenza i tempi del processo.  Questo significa che gli scienziati sono stati capaci non solo di ridurre la spesa iniziale (legata alla trasformazione della biomassa vegetale in zuccheri semplici), ma anche di consentire la lavorazione della materia prima direttamente in loco. “Questo significa – commentano i ricercatori – che siamo riusciti a dimostrare il passo più importante verso una economia dell’idrogeno: la produzione di idrogeno distribuito e accessibile a partire dalle risorse locali di biomassa”.

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