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Idrogeno blu? L’impianto di Shell emette più CO2 di quanta ne cattura

Un’inchiesta della ong Global Witness rivela che il sito pilota di Shell nell’Alberta canadese, dove le sabbie bituminose – le più inquinanti tra le fossili – vengono “ripulite” per trasformarsi in H2, non riesce a catturare davvero la CO2. Il saldo emissivo è +2,9 mln t CO2 in 5 anni

cattura della CO2
Sabie bituminose. Via depositphotos.com

L’idrogeno blu è prodotto dalle fossili con recupero di CO2

(Rinnovabili.it) – Per Shell, l’idrogeno che esce dal suo impianto “Quest carbon capture and storage” di Edmonton, nello stato canadese di Alberta, è da etichettare come blu. Un’etichetta che fa molto comodo alla major olandese perché nobilita le sabbie bituminose con cui viene prodotto, che sono uno dei combustibili fossili più inquinanti al mondo. Peccato che il sito produca molte più emissioni di CO2 di quante ne catturi e quindi il suo prodotto sia tutt’altro che dell’idrogeno blu.

Shell presenta il progetto come un test che dimostra il suo impegno per il clima, la supposta sostenibilità dell’impianto e soprattutto l’efficacia della tecnologia di cattura e stoccaggio della CO2. I numeri raccontano una storia molto diversa, denuncia l’ong Global Witness. In 5 anni, il progetto Quest ha catturato 4,8 milioni di t di anidride carbonica. Ma ne ha emesse ben 7,7 mln nello stesso arco di tempo.

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In pratica, l’impianto ogni anno inquina come 1,2 milioni di veicoli diesel, calcola Global Witness. Solo il 48% delle emissioni di carbonio vengono realmente catturate. Ben al di sotto del tasso di cattura del carbonio del 90% promesso dall’industria per i progetti di idrogeno blu. Non solo. Il tasso scende anche più in basso, ad appena il 39%, quando si includono altre emissioni di gas serra prodotte dal progetto della Shell.

“La promozione dell’idrogeno fossile da parte delle compagnie petrolifere e del gas è una foglia di fico che permette loro di portare avanti le loro pratiche tossiche – l’estrazione e la combustione dei combustibili fossili”, attacca Dominic Eagleton, Senior Gas Campaigner di Global Witness. “Il modo migliore per aziende come la Shell di aiutare ad affrontare la crisi climatica è quello di eliminare gradualmente tutte le operazioni con i combustibili fossili, piuttosto che trovare modi per nascondere la loro attività dannosa per il clima dietro false soluzioni”.

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