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Idrogeno a basse emissioni da rifiuti e biomasse, il progetto GICO

L'iniziativa, guidata dall’Università Guglielmo Marconi, ha come obiettivo la dimostrazione di un processo avanzato di gassificazione per la produzione di idrogeno ad alta efficienza e purezza con cattura delle emissioni di CO2

Idrogeno a basse emissioni
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Una nuova strada per l’idrogeno a basse emissioni

(Rinnovabili.it) – Anche rifiuti e biomasse residuali fanno capolino nell’economia dell’idrogeno a basse emissioni. A testarne le potenzialità nel sistema energetico europeo, è il nuovo progetto di ricerca GICO. L’iniziativa, finanziata con quattro milioni da Horizon 2020 (il programma precedente ad Horizon Europe), ha un obiettivo preciso: realizzare un nuovo ecosistema energetico che integri diverse fonti rinnovabili e differenti tecnologie – dalla gassificazione ad assorbimento avanzato (SEG)  alla catalisi al plasma – per offrire in cambio biocarburanti, energia elettrica e termica. Guidato  l’Università Guglielmo Marconi, il progetto accoglie tra le sue fila diversi partner italiani, tra cui ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie.

Uno dei primi passi dell’iniziativa sarà la realizzazione di un nuovo concept di gassificazione integrato con la cattura della CO2 per la generazione di idrogeno a basse emissioni. Il team ENEA si occuperà delle attività sperimentali di questa fase. Saranno sviluppati impianti a biomasse residue e frazioni biogeniche di rifiuti. Le strutture – di di piccola e media taglia (500 – 5.000 kWe) – processeranno da 2 a 20 tonnellate di scarti al giorno disponibili a livello locale. Nel dettaglio verrà utilizzato un impianto di gassificazione a letto fluidizzato prototipale (Centro Ricerche Trisaia) e uno a tamburo rotante (Centro Ricerche Casaccia). “In questo modo – sottolinea Donatella Barisano, ricercatrice ENEA – riusciremo a convertire in risorsa energetica quello che altrimenti sarebbe uno scarto […] attribuendogli nuovo valore economico e ambientale”. Gli impianti saranno integrati a specifici sorbenti solidi per la cattura della CO2 in maniera da ottenere una corrente gassosa ad un alto contenuto di idrogeno e ridotto livello di contaminanti.

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Il passo successivo sarà, poi, l’avvio della sperimentazione per la valorizzazione dell’anidride carbonica in combustibili rinnovabili. Grazie a un reattore al plasma freddo alimentato da eccedenze di energia elettrica rinnovabile, presso il Centro Ricerche Casaccia (Roma), la CO2 catturata verrà dissociata in monossido di carbonio e ossigeno. Il primo può essere unito all’idrogeno a basse emissioni da ed esser impiegato in celle a combustibile ad ossido solido (SOFC) per produzione di energia elettrica. Oppure avviato a una sezione chimica per la sua conversione in biocombustibili liquidi (metanolo, benzina o diesel).