Il dossier dell’Energy Transitions Council sull’idrogeno
(Rinnovabili.it) – La corsa verso l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050 ha bisogno di 15mila miliardi di dollari. A tanto ammontano gli investimenti in idrogeno che dovranno essere messi in campo per supportare la transizione energetica e il processo di decarbonizzazione delle nostre economie. Lo sostiene l’Energy Transitions Council (ETC), organo che riunisce i vertici di alcune delle più importanti aziende energetiche a livello globale, in un rapporto intitolato Making the Hydrogen Economy Possible: Accelerating clean hydrogen in an electrified economy. Il documento fa il punto su quanto e come bisogna accelerare sull’H2 per centrare gli obiettivi sul clima stabiliti a Parigi.
Per l’ETC bisogna puntare soprattutto su idrogeno verde, cioè prodotto tramite elettrolisi dell’acqua a partire da energia rinnovabile. E impiegare il vettore energetico soprattutto nei settori industriali dove la decarbonizzazione è più difficile perché i processi produttivi non sono facilmente elettrificabili. In particolare le industrie pesanti come quella dell’acciaio, ma anche i trasporti su lunghe distanze.
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Su queste premesse, il documento prevede che l’uso di idrogeno crescerà fino a 500-800 milioni di tonnellate all’anno entro il 2050 e arriverà a costituire tra il 15 e il 20% della domanda totale finale di energia. Attualmente, la domanda è ferma a 115 milioni di tonnellate. Per fare questo balzo in avanti, la produzione di idrogeno verde richiederà elettricità pulita. Quanta? Le stime dell’ETC parlano di 30.000 TWh entro il 2050, che si andrebbero a sommare ad altri 90.000 TWh necessari per la decarbonizzazione in generale.
Tutto ciò, a conti fatti, necessita di investimenti per circa 15.000 miliardi di dollari. Una quota consistente, più o meno l’85%, dovrebbe essere indirizzato verso la generazione di elettricità, mentre la quota restante in elettrolizzatori, altre infrastrutture di produzione dell’idrogeno e per lo stoccaggio e il trasporto del vettore energetico.
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Il rapporto di ETC non scarta però l’uso dell’idrogeno in soluzioni transitorie nel breve termine che lo accoppiano a fonti fossili. Esistono per il vettore “potenziali opportunità a breve termine ma transitorie che potrebbero consentire riduzioni parziali delle emissioni delle risorse ad alto tenore di carbonio esistenti”, si legge nel documento. Opportunità che includono “la co-combustione dell’idrogeno con il gas naturale nella produzione di energia o con il carbone negli altiforni” per la produzione di acciaio.
Un passaggio è dedicato allo stoccaggio geologico su larga scala, definito necessario “data la capacità limitata e i costi elevati dei contenitori di idrogeno compresso”. Secondo ETC bisogna puntare sulle caverne di sale perché “offriranno uno stoccaggio geologico a basso costo dove sono disponibili formazioni di sale”, anche se ne servirebbero 4.000 rispetto alle 100 in uso oggi e solo per stoccare il 5% della produzione prevista al 2050. Tra le alternative individuate, “caverne rocciose e giacimenti di petrolio e gas esauriti sono potenziali alternative che potrebbero fornire una capacità di stoccaggio più che sufficiente, ma è necessario un ulteriore sviluppo prima di poterli utilizzare”.