Oggi sono 400, fra 4 anni dovranno essere 40 mila. Il Giappone lavora duro per creare una società dell’idrogeno. Ma le infrastrutture languono
(Rinnovabili.it) – Il Giappone fa sul serio sulla mobilità a idrogeno. Un rapporto del Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria descritto dal Japan Times, riporta che il numero di auto a celle a combustibile sulle strade del Paese crescerà di 100 volte nei prossimi 4 anni.
Ad oggi sono 400 i veicoli a idrogeno in Giappone, ma il clima politico favorevole a questo vettore energetico lascia presumere all’esecutivo un aumento fino a 40 mila mezzi, che dovrebbero diventare 800 mila nel 2030. Il primo ministro, Shinzo Abe, ha promesso di trasformare la nazione in una «società dell’idrogeno», nel tentativo di diversificare le fonti energetiche e ridurre le emissioni di anidride carbonica. Per le auto fuel cell che oggi circolano nel Paese vi sono circa 80 stazioni di ricarica, secondo il rapporto.
Le case automobilistiche interessate al settore stanno promuovendo investimenti nelle infrastrutture, ma per ora il loro numero sembra piuttosto basso in confronto all’aumento stimato delle automobili. Il Ministero prevede di raddoppiare le stazioni entro l’inizio del 2021, per arrivare a 320 nei cinque anni successivi. Le più moderne possono erogare circa 100 kg di idrogeno al giorno, l’equivalente del fabbisogno di 20-25 vetture. Se in parallelo le auto crescessero quanto immagina il governo, sarebbe impossibile dotare le città delle necessarie infrastrutture per la ricarica per tempo.
Lo scorso autunno, Toyota si è data l’obiettivo di vendere 30 mila auto a idrogeno l’anno entro il 2020, un target piuttosto ambizioso. La casa giapponese è la prima ad essere sbarcata sul mercato con il modello Mirai, e punta a mantenere la leadership nel settore. La settimana scorsa, anche Honda ha iniziato le vendite della Clarity Fuel Cell, che offre autonomia e tempi di ricarica paragonabili ai motori a combustione interna.
Nella sua strategia energetica, il Giappone sta anche promuovendo le celle a combustibile domestiche, in grado di produrre energia elettrica e acqua calda. Entro il 2030, 5,3 milioni di case dovrebbero averne una. Al momento, gli impianti sono circa 150 mila, secondo il ministero.