(Rinnovabili.it) – Spuntate sulla lista dell’innovazione energetica la voce “ottenere energia dalla depurazione delle acque”. Sì perchè la tecnologia in questione, già ampiamente sperimentata a livello mondiale, ha ottenuto finalmente il suo primo progetto su scala industriale. Il merito è di DEMOSOFC, iniziativa di ricerca comunitaria coordinata dal Politecnico di Torino e condotta da un partenariato di istituti accademici e aziende europee. Presentato ieri al Castello del Valentino, DESMOSOFC non nasconde il suo ambizioso obiettivo: ottenere energia ad alta efficienza dalla depurazione delle acque, sfruttando la tecnologia delle celle a combustibile ad ossidi solidi (SOFC – Solid Oxide Fuel Cell). Si tratta di pile elettrochimiche capaci di funzionare ad una temperatura di circa 800°C, che possono essere alimentate direttamente a gas metano o a biogas. Ed è proprio questo l’elemento qualificante del progetto: il biometano ottenuto dalle acque di scarico e impiegato come carburante, una volta depurato dagli inquinanti presenti.
Il processo messo a punto da DEMOSOFC, parte in realtà dai risultati di un’altra iniziativa europe, la SOFCOM, che negli anni passati ha realizzato un processo per produrre biogas dalle acque reflue ed ottenere calore, elettricità e acqua pulita. Inserendosi direttamente in questa linea produttiva, il nuovo progetto installerà nell’impianto di trattamento acque reflue di SMAT Collegno (Torino) – dove attualmente il biometano è prodotto dalla digestione anaerobica dei fanghi di depurazione – il suo sistema a fuel cell: nel dettaglio, saranno impiegati tre moduli contenenti SOFC in grado di produrre in cogenerazione potenze da 175 kW elettrici e 90 kW termici, con un’efficienza elettrica del 53%.
“Questo progetto – spiega il coordinatore Massimo Santarelli del Dipartimento Energia del Politecnico di Torino- vuole rappresentare un caso emblematico, su taglia industriale, che renda evidente agli operatori del settore ed alla società nel suo complesso i vantaggi energetici delle celle a combustibile: infatti, dal confronto di un impianto SOFC con i principali competitori, utilizzati nella quasi totalità dei contesti industriali, ovvero ICE (Internal Combustion Engine, motore a combustione interna) e GT (Gas Turbine, turbina a gas), nell’ambito di taglie inferiori al MW, si profilano efficienze elettriche dell’ordine del 53% rispetto a valori che oscillano tra il 35 – 38% e il 30 – 35%”.
Il progetto prevede la collaborazione tra PoliTo e Gruppo SMAT per l’Italia, l’azienda finlandese Convion Oy, produttrice di sistemi SOFC, il centro di ricerca finlandese VTT ed infine l’Imperial College of Science, Technology and Medicine (Londra). Ha un budget complessivo di circa 5.9 milioni di euro, ed è finanziato dall’Unione Europea con 4.2 milioni di euro nell’ambito del programma Horizon 2020, piattaforma FCH-J (Fuel Cell and Hydrogen Joint Undertaking).