Secondo l’analisi di DNV, ai ritmi attuali la penetrazione del vettore energetico nel mix globale sarà appena del 5% entro metà secolo. Per rispettare Parigi la percentuale deve salire almeno al 15%
Le previsioni di DNV sulla diffusione dell’idrogeno a livello globale
(Rinnovabili.it) – La diffusione dell’idrogeno è troppo lenta e non aiuterà a rispettare il Paris agreement. Ai ritmi attuali, alla fine del decennio la quantità di questo vettore energetico nel mix globale arriverà soltanto allo 0,5%, per poi salire ad appena il 5% nel 2050. Ma per quella data, la diffusione reale dovrebbe almeno triplicare, salendo al 15%, per aumentare le chances di tenere la temperatura globale sotto gli 1,5 gradi.
Idrogeno verde predominante
È la conclusione a cui arriva l’analisi di DNV, un ente indipendente attivo nella gestione del rischio e delle assicurazioni. Nel rapporto Hydrogen Forecast to 2050, DNV prevede che sarà l’idrogeno blu a svolgere un ruolo di primo piano nel breve termine, ma solo fino al 2030 quando rappresenterà il 30% della produzione totale.
La moltiplicazione delle rinnovabili farà poi scendere abbastanza i prezzi dell’idrogeno verde affinché questa forma diventi predominante. A metà secolo, stima DNV, la diffusione dell’idrogeno rinnovabile avrà conquistato il 72% della produzione globale.
Per arrivare a questi valori, però, è necessario un surplus di energia rinnovabile per alimentare una capacità di elettrolizzazione di 3.100 GW, vale a dire oltre il doppio della capacità totale di generazione installata di solare ed eolico ad oggi.
Come avverrà la diffusione dell’idrogeno su scala globale
Per accompagnare la diffusione dell’idrogeno su scala regionale e globale, l’opzione che prenderà più piede secondo DNV è l’uso di gasdotti e oleodotti esistenti previa riqualificazione. Metà delle infrastrutture esistenti saranno riconvertite, anche grazie a costi decisamente più contenuti, nell’ordine del 10-35% rispetto alla costruzione ex novo di gasdotti hydrogen-ready. Sarà invece soltanto sotto forma di ammoniaca che il vettore energetico verrà scambiato sui mercati mondiali, vista la bassa densità energetica e i costi di liquefazione elevati, che rendono poco conveniente il trasporto via nave.
Il primato europeo
Nella corsa globale all’idrogeno, l’Europa è il continente meglio piazzato. E grazie alle politiche di sostegno approntate in questi anni, potrebbe conservare il primato per i prossimi decenni. Secondo le previsioni di DNV, infatti, in UE l’idrogeno è destinato a rappresentare l’11% del mix energetico entro il 2050, grazie alle politiche di sostegno che avviano la produzione di idrogeno e ne promuovono l’uso finale. Seguono poi i paesi OCSE del Pacifico, dove l’H2 arriverà all’8% del mix, il Nord America (7% )e quindi la Cina (6%).