Rinnovabili • Decarbonizzare industria pesante: la Germania dice sì a CCS e idrogeno Rinnovabili • Decarbonizzare industria pesante: la Germania dice sì a CCS e idrogeno

Berlino presenta i piani su CCS e idrogeno per decarbonizzare l’industria pesante

Il 29 maggio, il governo tedesco ha presentato due disegni di legge che tolgono le restrizioni sullo stoccaggio geologico della CO2 e accelerano lo sviluppo di un’economia dell’idrogeno. Prevista una capacità CCS di 34-73 MtCO2eq l’anno entro il 2045. La cattura della CO2 non sarà disponibile per le centrali a carbone. Mentre le semplificazioni sull’H2 tagliano fuori le centrali a gas (da convertire all’idrogeno in futuro), scontentando l’industria nazionale

Decarbonizzare industria pesante: la Germania dice sì a CCS e idrogeno
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Senza più impegno per decarbonizzare l’industria pesante, Berlino mancherà i target sul clima al 2030

Berlino spalanca ufficialmente la porta alla cattura e stoccaggio della CO2 (CCS) per decarbonizzare l’industria pesante. Ieri il governo tedesco ha presentato una riforma della disciplina che permetterebbe il ricorso alle tecnologie CCS per gran parte delle industrie più inquinanti, finora soggetto a diverse restrizioni. In parlamento approderà anche un disegno di legge per accelerare lo sviluppo di un’economia dell’idrogeno, l’altra gamba della nuova politica di decarbonizzazione con cui il primo inquinatore europeo prova a centrare l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2045.

L’anno scorso, l’Agenzia federale per l’ambiente (UBA) e l’organo di consulenza scientifica sul clima del governo avevano messo in guardia Berlino. Gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 (-65% sui livelli del 1990) erano a rischio e con loro anche il target di arrivare a emissioni nette zero 15 anni più tardi. Anche considerando il massimo impatto possibile delle politiche annunciate ma ancora da approvare, la Germania avrebbe avuto un bilancio emissivo positivo nel 2045 di 229 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2eq). Nel 2023, il paese ha emesso 673 MtCO2 eq.

CCS per decarbonizzare l’industria pesante (ma non per il carbone)

I piani del governo su CCS e idrogeno sono una delle risposte principali messe in campo per rimettere il paese sulla traiettoria corretta. Visto il profilo industriale della Germania, abbattendo l’impronta anche di pochi impianti è possibile ottenere un guadagno emissivo cospicuo. Un’analisi di WWF Germania e Öko-Institut, basata sui dati del 2022, sottolineava che i 30 siti industriali più inquinanti generano ogni anno 58 MtCO2eq, cioè l’8% dei gas serra del paese. In gran parte appartengono ai settori del ferro, dell’acciaio, del cemento e della chimica.

Secondo i calcoli di Berlino, con l’ok alla CCS il paese dovrebbe riuscire a catturare fra i 34 e i 73 MtCO2eq l’anno entro il 2045. Il piano sulla cattura e lo stoccaggio della CO2 è calibrato soprattutto per decarbonizzare l’industria pesante e si applicherà a tutti i settori ad alta intensità emissiva per i quali l’elettrificazione è un’opzione residuale. Resta fuori da questo perimetro la generazione di energia da carbone, in linea con l’orientamento di Berlino di procedere con il phase out e puntare soprattutto sul gas tra le fossili.

La proposta di legge modifica poi le norme sullo stoccaggio sottomarino e sotterraneo di CO2, predisponendo un quadro di riferimento per lo sviluppo dell’infrastruttura di trasporto del gas serra necessaria. Lo storage nei depositi geologici sotto il mare del Nord sarà immediatamente disponibile, mentre per lo stoccaggio su terra Berlino sceglie di lasciare la decisione ultima ai singoli stati federali. In totale, il paese ha una capacità di stoccaggio geologico stimata tra 1,5 e 8,3 miliardi di tonnellate di CO2.

Il piano sull’idrogeno

Sul versante dell’idrogeno, la proposta del governo tedesco mira soprattutto a velocizzare lo sviluppo dell’infrastruttura per produrre, importare e trasportare il vettore energetico. L’H2 è uno dei pilastri della strategia di Berlino per decarbonizzare l’industria pesante e il trasporto pesante, con un ruolo crescente previsto anche per le applicazioni nei trasporti marittimi e aerei.

Il nuovo piano cambierà l’iter autorizzativo con semplificazioni per progetti sull’idrogeno, che acquisiscono lo status di interesse pubblico prevalente, e più digitalizzazione delle procedure. Saranno poi snelliti i tempi per eventuali cause legali connesse allo sviluppo di progetti sull’idrogeno.

La priorità è accordata allo sviluppo di elettrolizzatori, necessari per dotare il paese di una buona capacità di produzione di idrogeno verde. L’anno scorso l’aggiornamento della strategia nazionale sull’idrogeno aveva raddoppiato l’obiettivo di capacità di elettrolisi a 10 GW entro il 2030 (portando il target per l’infrastruttura di trasporto a 1.800 km entro il 2028, in parte con pipeline di nuova costruzione). La nuova normativa faciliterà questi progetti se useranno almeno l’80% di energie rinnovabili fino al 2029.

Manca, invece, una delle richieste principali dell’industria: includere nell’accelerazione anche le centrali a gas che potranno essere convertite a idrogeno in un secondo momento.

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About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.