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Decarbonizzare l’acciaio con l’idrogeno, 1a sperimentazione in Italia

Decarbonizzare l'acciaio con l'idrogeno, 1a sperimentazione in Italia
Laminare tubi in acciaio con l’aiuto dell’H2. Foto di the blowup su Unsplash

 Idrogeno verde prodotto in situ per l’hard to abate

Decarbonizzare l’acciaio con l’idrogeno pulito è possibile e l’Italia è pronta a dimostrarne la fattibilità. Tra i diversi progetti che si stanno affermando per l’impiego del vettore in campo siderurgico fa oggi capolino anche l’iniziativa firmata Snam, TenarisDalmine e Tenova. Le aziende hanno avviato una collaborazione per portare l’H2 in un impianto di lavorazione dei prodotti in acciaio. Succede a Dalmine dove la società del gruppo Tenaris (il maggior produttore e fornitore a livello globale di tubi) darà vita ad una sperimentazione unica in Italia. Nello stesso sito siderurgico, infatti, sarà installato in sistema di elettrolisi e l’idrogeno prodotto alimenterà un bruciatore per la laminazioni dei tubi.

Decarbonizzare l’acciaio con l’idrogeno pulito

La produzione di ferro e acciaio con le tecnologie attuali richiede grandi quantità di carbone. Rilasciando di conseguenza grandi quantità di CO2. per la precisione è stato calcolato che la fabbricazione di 1 tonnellata di acciaio emette in media circa 1,85 tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera.

La sostituzione di questo combustibile fossile con l’idrogeno (generato con energia rinnovabile) rappresenta quindi una delle opzioni più interessanti per decarbonizzare un settore “hard to abate” come quello siderurgico. E lo è nonostante l’iniziale gap di prezzo. Secondo un rapporto 2020 della Commissione Europea, agli attuali livelli di prezzo la sostituzione del carbone con l’idrogeno farebbe aumentare il costo di una tonnellata di acciaio di circa un terzo. “Questo divario probabilmente si ridurrà nei prossimi anni e potrebbe scomparire entro il 2030“, si legge nel documento.

Come usare l’idrogeno nel settore siderurgico

Quando si parla di decarbonizzare l’acciaio con l’idrogeno il primo pensiero va alla Direct Reduced Iron, ossia la riduzione diretta minerali ferrosi con l’H2 per produrre ferro all’interno di un forno a temperature relativamente basse; per poi trasformarlo ulteriormente in acciaio liquido con un forno elettrico. Ma non si tratta dell’unica operazione siderurgica in cui il vettore può essere impiegato e la sperimentazione italiana lo dimostra.

Il progetto di Dalmine ha come obiettivo quello di usare l’idrogeno  in un nuovo bruciatore recentemente sviluppato da Tenova. L’apparecchio (100% H2 ready) è stato installato in un forno di riscaldo per la laminazione a caldo di tubi senza saldatura, operazione che permette di produrre i cosiddetti “tubi madre” con dimensioni diverse e progressivamente di diametri inferiori.

 A produrre il carburante pulito sarà, direttamente in situ, un sistema per l’elettrolisi alcalina messo a disposizione da Snam in leasing.

“Il progetto  – si legge nella nota stampa – ha previsto anche il significativo contributo di Techint Engineering & Construction, azienda che fornisce servizi di progettazione e project management in continua espansione nel settore della transizione energetica, con lo sviluppo dell’ingegneria di massima e di dettaglio dell’installazione, lo sviluppo dell’analisi dei rischi e la verifica della conformità con i requisiti di legge e con gli standard di sicurezza”.

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