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L’importanza del commercio di idrogeno per un futuro a 0 emissioni

Una nuova serie di rapporti pubblicata dall'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) mostra come il commercio di idrogeno può contribuire ad un sistema energetico più diversificato e resiliente.

commercio di idrogeno
Foto di Robson Machado da Pixabay

la mappa del commercio dell’idrogeno 2050

(Rinnovabili.it) – Per riuscire a mantenere la temperatura mondiale entro 1,5°C di aumento, anche l’idrogeno deve fare la sua parte incrementando la distanze percorse. Letteralmente. Secondo l’Agenzia internazionale delle energie rinnovabili (IRENA), entro la metà del secolo circa il 25% del vettore potrebbe essere scambiato a livello globale; metà sotto forma di ammoniaca trasportata via mare e metà attraverso gasdotti riadattati in Europa e America Latina. 

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“Avere accesso ad abbondanti fonti rinnovabili non sarà sufficiente per vincere la corsa all’H2, è anche necessario sviluppare il commercio di idrogeno”, ha affermato il direttore generale dell’IRENA, Francesco La Camera. Il settore “offre molteplici opportunità” compresa la “diversificazione delle forniture e il miglioramento della sicurezza energetica. Gli attuali importatori di energia possono diventare gli esportatori del futuro”.

Ma quali sono gli ostacoli? E quali le prospettive? L’Agenzia ha provato ad analizzare questi aspetti nel nuovo studio ‘Global hydrogen trade to meet the 1.5°C climate goal’.

Nello scenario 1,5°C di IRENA, circa tre quarti della domanda globale di H2 verrebbe prodotta e consumata internamente entro la metà del secolo. Il resto sarebbe soddisfatto attraverso il commercio internazionale. Dal Nord Africa e medio oriente verso l’Europa, e dall’Australia verso il mercato asiatico. Anche il mercato infraregionale dell’America Latina giocherà un ruolo importante, con alcune esportazioni anche verso il Vecchio Continente.

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Ma per le lunghe distanze esistono ancora colli di bottiglia. Attualmente si stima che i costi di produzione per l’idrogeno verde da soluzioni ibride eolico-solare scenderanno sotto 1 dollaro al kg entro il 2050 nella maggior parte delle regioni (nello scenario più ottimistico). Quindi buona parte del successo, in termini di diffusione del vettore, dipenderà dal trasporto e dalle relative spese. Nel dettaglio il fattore critico sarà la capacità o meno di compensare i costi di spedizione dai centri produttivi più economici alle aree ad alta domanda. 

Secondo il rapporto IRENA, la metà dell’H2 generato al 2050 potrebbe essere scambiato attraverso i gasdotti esistenti (ma riadattati). Il report stima un costo di 0,10 dollari/kg per 1.000 km, definendola l’opzione più economica per distanze inferiori ai 3.000 km. Il prezzo raddoppierebbe in caso di nuove infrastrutture costruite ad hoc. L’altra metà del commercio potrebbe invece essere affidata alle imbarcazioni, trasportando il vettore sotto forma di NH3. Oggi già più di 120 porti dispongo di infrastrutture per l’ammoniaca.