Rinnovabili • Idrogeno Rinnovabili • Idrogeno

Accumulo ed elettrolisi in un unico dispositivo che produce idrogeno

In California sperimentata una tecnologia che si basa sulla luce solare per produrre idrogeno e stoccare energia solare in modo economico ed efficiente

idrogeno

 

L’Università della California rilancia l’idrogeno da elettrolisi

 

(Rinnovabili.it) – I ricercatori dell’Università della California (UCLA) hanno ideato una tecnologia che si basa sulla luce solare per creare e immagazzinare energia in modo economico ed efficiente, aprendo nuovi scenari sia per l’utilizzo nei dispositivi elettronici che per la produzione di carburante per le auto a idrogeno.

Proprio quest’ultima applicazione desta particolare interesse, perché potrebbe rendere le auto a fuel cell accessibili a un gran numero di consumatori. Infatti, il dispositivo messo a punto dai ricercatori utilizza elementi di nichel, ferro e cobalto, più abbondanti e meno costosi del platino e di altri metalli preziosi attualmente adoperati per la produzione di idrogeno.

Se le celle a combustibile e i supercondensatori tradizionali hanno due elettrodi (positivo e negativo), l’oggetto sviluppato dall’UCLA è dotato di un terzo elettrodo che funge sia da supercondensatore, che immagazzina energia, sia da dispositivo per la divisione dell’acqua in idrogeno e ossigeno, un processo chiamato elettrolisi dell’acqua. Tutti e tre gli elettrodi si connettono a una singola cella solare, la quale assorbe energia che può essere immagazzinata in due modi: elettrochimicamente nel supercondensatore o chimicamente come idrogeno.

 

>> Leggi anche: Un nuovo nanomateriale estrae idrogeno dall’acqua marina <<

 

Attualmente, circa il 95% dell’idrogeno prodotto nel mondo proviene da combustibili fossili come il metano, e si ottiene tramite processi che rilasciano grandi quantità di anidride carbonica nell’aria. L’unico modo per uscire da questo circolo vizioso è ottenere l’idrogeno attraverso l’energia solare, ma finora mancano le applicazioni pratiche scalabili.

Dall’Università della California giunge oggi questo nuovo tentativo: i ricercatori hanno progettato gli elettrodi su scala nanometrica, migliaia di volte più sottili dello spessore di un capello umano, e anche se il dispositivo realizzato sta nel palmo di una mano, la speranza è che presto ne vengano realizzate versioni più grandi, visto il minor costo dei componenti.

La tecnologia, descritta in un documento sulla rivista Energy Storage Materials, potrebbe essere particolarmente utile anche nelle aree rurali o per applicazioni militari in località remote.