Il Centro comune di ricerca e l'University College Cork ha sviluppato un sistema di informazione geografica per valutare il potenziale dei Paesi Ue nel trasformare singoli serbatoi idroelettrici in sistemi a pompaggio
Cresce la produzione di energie rinnovabili e allo stesso ritmo aumenta la necessità di disporre d’un sistema di gestione e distribuzione dell’elettrica che sappia tenere il passo, permettendo di assicurare alti standard di sicurezza energetica. In questo contesto, un ruolo predominante può essere svolto dalle stazioni di pompaggio, ovvero centrali idroelettriche a ciclo chiuso che immagazzinano l’energia elettrica prodotta in eccesso da wind farm e fattorie solari.
Per valutare il potenziale europeo in ambito di impianti idroelettrici di accumulo, il Joint Research Centre e l’University College Cork, in Irlanda, ha collaborato per elaborare una nuova metodologia di calcolo. Gli idro-impianti a ciclo chiuso infatti costituiscono l’unica tecnologia, attualmente diffusa su larga scala, ad offrire un vantaggio competitivo per lo stoccaggio dell’energia ottenuta da fonti rinnovabili.
Per dimostrare la validità della nuova metodologia di valutazione il team di ricercatori ha sottoposto ad analisi di due paesi – Croazia e Turchia – valutandone le potenzialità territoriali in termini di impianti idroelettrici ad accumulo ottenuti a partire dalla trasformazione di semplici dighe. La metodologia mostra che il potenziale della Croazia è di 60 GWh, ovvero tre volte superiore rispetto alla sua capacità attuale di 20 GWh , mentre quello della Turchia è stimato addirittura intorno ai 3.800 GWh.