(Rinnovabili.it) – La rinnovata voglia di idroelettrico non è solo una caratteristica delle economie emergenti. E se ci spaventa davanti ai piani di mega centrali in India, ci si dovrebbe preoccupare, in parte, anche di fronte alla programmazione nostrana. Il perché ce lo spiegano i firmatari del “Appello nazionale per la salvaguardia dei corsi d’acqua dall’eccesso di sfruttamento idroelettrico”, promosso dal Cirf, Centro italiano per la riqualificazione fluviale, e presentato questa mattina alla Camera dei deputati insieme ai rappresentanti di Legambiente, WWF Italia, Mountain Wilderness Italia, FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee), Forum italiano dei movimenti per l’acqua, Comitato Bellunese Acqua Bene Comune.
I firmatari – oltre cento tra associazioni e comitati – sottolineano come oggi il futuro dell’idroelettrico nazionale apra problemi per il territorio da non sottovalutare. Oggi l’unica prospettiva di realizzazione di nuovi impianti viene da quelli di piccola taglia, ma gli incentivi consessi a questo settore non fanno distinzione tra istallazioni che danneggiano i fiumi e gli ecosistemi e quelli invece integrati e che rispondono a criteri seri di sostenibilità. “Inoltre – si legge nella nota stampa dell’appello – l‘assenza di regole efficaci di tutela dei bacini idrografici e dei deflussi idrici ha portato a una vera e propria corsa alla costruzione di nuove centrali idroelettriche, con oltre 1500 istanze attualmente pendenti nelle regioni alpine e centinaia nelle Regioni del Centro-Sud. Sempre più spesso poi le domande di concessione di derivazione per scopo idroelettrico insistono in Parchi o in aree Natura 2000 (SIC o ZPS), in biotopi, o comunque in contesti ambientali e paesaggistici di particolare pregio e fragilità”.
A ciò si aggiunge il ritardo accumulato sugli obiettivi di qualità dei corpi idrici così come richiesti dalla direttiva europea 2000/60 e sull’adeguamento della normativa nazionale. Ecco perché l’appello richiede anche che venga messo in discussione l’articolato normativo secondo il quale le opere per la realizzazione degli impianti idroelettrici, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti.
I soggetti firmatari, estremamente preoccupati per questa situazione, avanzano al Governo, al Parlamento e alle Regioni una serie di richieste urgenti:
– immediata sospensione del rilascio di nuove concessioni e autorizzazioni per impianti idroelettrici su acque superficiali; una revisione degli strumenti di incentivo da mantenere solo per impianti che soddisfino tutti i requisiti di tutela dei corsi d’acqua;
– apertura di un tavolo di confronto a livello nazionale con l’obiettivo di ridurre l’impatto delle centrali idroelettriche esistenti e minimizzare quello di eventuali nuovi impianti;
– i Piani di Gestione dei distretti idrografici prevedano programmi di misure tesi alla riqualificazione dei corsi d’acqua e, più in generale, del bene comune acqua;
– venga attuato un processo rigoroso di valutazione dell’impatto ambientale, e che si considerino in modo esplicito gli impatti cumulativi dei progetti che incidono su uno stesso bacino imbrifero;
– venga superato il concetto attuale di DMV (Deflusso Minimo Vitale) a favore di quello di deflusso ecologico e cioè di una regola di rilascio che sia realmente in grado di garantire il mantenimento degli obiettivi di qualità ecologica di un corpo idrico e dei servizi eco sistemici da questi supportati;
– venga garantito il rispetto dei deflussi rilasciati in alveo e l’esecuzione delle misure di mitigazione, attraverso l’applicazione del sistema sanzionatorio previsto dalla legge.