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La Norvegia dice sì all’Unione Energetica europea

Il parlamento norvegese ha approvato l’entrata nell’Agenzia europea per la cooperazione dei regolatori nazionali dell'energia (ACER). Il voto è arrivato dopo un lungo dibattito che ha diviso la nazione

Norvegia

 

L’entrata nell’Energy Union metterà a rischio i bassi prezzi elettrici della Norvegia?

(Rinnovabili.it) – La Norvegia dice sì al mercato energetico comunitario. Il Parlamento di Oslo ha approvato la scorsa settimana l’adesione all’Agenzia europea per la cooperazione dei regolatori nazionali dell’energia (ACER), l’ente creato dal terzo pacchetto energia Ue per concretizzare il progetto dell’Energy Union. Una partecipazione, in realtà, non scontata sia perché la Norvegia, in base all’accordo sullo Spazio economico europeo (SEE), ha il diritto di rifiutare le norme comunitarie, sia perché la decisione ha creato una profonda divisione a livello nazionale. Da un lato il governo di Erna Solberg e il centro destra, preoccupato di poter ripercorrere quella china scivolosa intrapresa dal Regno Unito con la Brexit, dall’altro sinistra e sindacati norvegesi che considerano tutt’ora nella partecipazione all’Unione dell’Energia europea un pericolo per la propria indipendenza.

 

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Come molte altre questioni relative all’UE, l’adesione è vista da molti come rinuncia del proprio potere su un determinato settore politico, in questo caso, l’infrastruttura energetica e, per estensione, l’uso delle ricche forniture idroelettriche della nazione. Questa abbondante fonte ha fatto sì che il Paese producesse elettricità estremamente economica rispetto ad altre nazioni, permettendo all’industria di compensare le elevate tasse e i costi che avrebbero invece determinato uno svantaggio competitivo.

 

Dal momento che l’ACER opera cercando di pareggiare le disparità di prezzi dell’energia tra i vari Stati per creare un mercato unico, è facile intuire come il rischio più grande sia un aumento delle bollette energetiche per i norvegesi. Gli oppositori temono anche che Oslo perderà il controllo della propria produzione di elettricità e che l’industria nazionale sarà costretta a tagliare posti di lavoro se non riuscirà a mantenere la propria competitività. Ecco perché, per ottenere il sostegno durante la votazione in parlamento, il governo ha raggiunto un compromesso in anticipo con il principale partito laburista dell’opposizione, promettendo che l’infrastruttura elettrica che collegano la nazione ad altri paesi sarà di proprietà statale. Questo accordo potrebbe portare alla cancellazione del NorthConnect, un cavo di alimentazione privato da 2 miliardi di euro oggi in progettazione tra Norvegia e Scozia.