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Il futuro dell’idroelettrico? Smart e small size

Il convegno milanese ha messo in luce le numerose opportunità di investimento di questo settore e le ricadute positive del comparto sulla filiera del Made in Italy

(Rinnovabili.it) – Il futuro dell’idroelettrico? Smart e small size. Lo assicurano gli esperti che si sono confrontati ieri a Milano in un convegno dedicato a questa fonte energetica rinnovabile. La giornata è stata l’occasione per fare il punto della situazione, affrontando tutte le questioni connesse, dagli aspetti legislativi alle opportunità di investimento fino alle tematiche inerenti la sostenibilità ambientale.

 

Il convegno,  come spiegato dal relatore Plamen Dilkov e Direttore Esecutico di PVB, ha messo in luce da una parte le numerose opportunità del comparto idroelettrico, e dall’altra l’attuale difficoltà nello sfruttare al meglio questo potenziale, legata soprattutto alla situazione normativa presente in Italia. Un’opportunità, secondo Flavio Sarasino, Presidente Federpern (Federazione Produttori Idroelettrici) arriverebbe però ora dalla nuova Strategia Energetica Nazionale, “come dimostra l’assegnazione al solo comparto del mini-hydro di una potenzialità pari a circa 500 MW di sviluppo”. “Inoltre,  –  ha affermato Sarasino – grazie alle nuove tariffe energetiche, particolarmente interessanti anche per i piccoli impianti, sarà possibile avviare il recupero dei salti sui canali irrigui e dei mulini abbandonati presenti sul territorio italiano.”

 

Che lo small-hydro sia una dei cavalli vincenti su cui puntare lo conferma anche Marco Baldini, Energy Business Line Manager MWH Italia, stimando possano crescere “del 15-17% in Europa entro il 2020, con particolare riferimento a quelli ad “acqua fluente” che negli ultimi 10 anni sono passati dal 21 al 27% del totale della potenza installata in Italia.” Piccolo ma anche smart, se contestualizziamo l’idroelettrico nell’evoluzione dei sistemi energetici nazionali che sempre più spesso devono fare i conti con l’integrazione di carichi di energia verde nella rete elettrica. In quest’ottica,  spiega ancora Stefano Susani, Amministratore Delegato MWH in Italia “si guarda con molto interesse alla  flessibilità degli impianti di pompaggio – si stima che circa 25 GW saranno aggiunti in Europa entro il 2020 con questa tecnologia – sia  in termini di accumulo energetico, sia tramite diretta cooperazione con impianti eolici o fotovoltaici.”

 

Il Convegno ha puntato i riflettori soprattutto sulla Lombardia, dove “l’energia elettrica da fonte idraulica è stata una spinta importante allo sviluppo economico del territorio”, come sottolinea  Carlo Enrico Cassani, Regolamentazione e Gestione degli Usi delle Acque, Sicurezza degli Invasi di Regione Lombardia. “Secondo gli studi realizzati come Politecnico di Milano, spiega Giancarlo Giudici, professore associato al Polimi – il futuro dell’idroelettrico in Lombardia sarà caratterizzato dalla diffusione di impianti di dimensioni sempre più ridotte nell’ottica delle ‘smart grid’. Questo porterà ad uno sfruttamento ai fini energetici degli acquedotti, dei canali artificiali (con recupero di magli e vecchi mulini) e degli scarichi degli impianti di depurazione delle acque reflue. La filiera di mercato – che nel passato ha vantato eccellenze di rilievo – mostra tutte le potenzialità per un recupero di valore e di competenze nel settore”.