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L’idroelettrico veneto passerà nelle mani della Regione

Il Veneto approva la legge sull'autonomia energetica derivante dall'Idroelettrico. Le centrali diventeranno proprietà della Regione che stabilirà così importati dei canoni e gare di affidamento.

idroelettrico veneto
Di Pdighe – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=78850244

(Rinnovabili.it) – “Si tratta di una svolta epocale”. Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, accoglie la nuova legge sull’autonomia energetica in ambito idroelettrico. Il provvedimento, inerente le concessioni relative alle grandi derivazioni d’acqua a uso idroelettrico, è stato approvato ieri dal Consiglio veneto ma è frutto di un lavoro iniziato nel 2019, con la Legge statale n. 12/2019.

Cosa prevede la nuova norma? Che alla scadenza delle attuale concessioni le centrali idroelettriche diventino, a costo zero, di proprietà regionale L’amministrazione Zaia stabilirà quindi sia gli importi dei futuri canoni che le gare di affidamento, fino a oggi in mano allo Stato. “Una legge che, almeno in questo settore, ci porrà alla pari del Trentino”, spiega l’Assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin, promotore della norma legislativa.

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Nel territorio sono presenti ben 34 grandi impianti idroelettrici, la maggior parte concentrati in provincia di Belluno (24 centrali), che producono in totale e a peno regime circa 4,5 TWh all’anno.

Il Portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni (Gruppo misto) ha spiegato come nelle nuove norme “non vi sarà la ‘via ordinaria’ alla gara con concorrenti privati nell’assegnazione di nuove autorizzazioni, equiparando questa modalità all’assegnazione a società miste pubblico-private con selezione competitiva del partner privato e ai partenariati pubblico-privati”. Aggiungendo: “è passato anche l’altro mio emendamento che inserisce tra i criteri di priorità nell’assegnazione delle concessioni stesse la presenza di enti locali nella compagine societaria dei soggetti concorrenti. Si tratta di un fattore importantissimo al fine di assicurare il legame di questi impianti con il territorio e per favorire l’utilizzo della rendita ad essi associata per la gestione del delicato ambiente naturale su cui insistono”.

Prima della votazione la consigliera Erika Baldin (M5S) ha preannunciato “il voto di astensione, perché solo in parte sono state apportate le necessarie migliorie al testo normativo. È stato comunque limitato il grave rischio di privatizzazione di un bene così prezioso come l’acqua”.

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