Idroelettrico italiano, tra crisi climatica e tempo che passa
(Rinnovabili.it) – Per la tecnologia rinnovabile più antica d’Italia l’età si fa sentire. E, complici condizioni climatiche decisamente avverse, la sua produzione inizia a zoppicare. Parliamo dell’idroelettrico italiano che, attualmente, conta sul territorio nazionale ben 4.783 impianti per una potenza complessiva cumulata di 21,8 GW (dati Gaudì aggiornati a fine dicembre 2022). Ma come sottolinea una nuova ricerca di Bain & Company, il 70% delle infrastrutture ha oltre 40 anni e richiede oggi interventi di manutenzione e ristrutturazione per garantirne sicurezza ed efficienza nel tempo.
Non si tratta di un problema solo del BelPaese. L’energia idroelettrica mondiale sta affrontando gli stessi ostacoli tra obsolescenza degli impianti e conseguenze della siccità. Il comparto ha bisogno di rapidi investimenti che riportino tale fonte rinnovabile nuovamente al centro della transizione energetica.
“L’idroelettrico è uno dei pilastri della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, a cui spesso non è data l’importanza che merita”, sottolinea Alessandro Cadei, Senior Partner e responsabile della practice Energy & utilities EMEA di Bain & Company. “Tre caratteristiche lo rendono un vero e proprio asset strategico: il basso impatto ambientale; la flessibilità determinata dalla programmabilità e dai tempi ridotti di avviamento degli impianti”. Il rapporto stima che l’idroelettrico in Italia abbia bisogno di investimenti per oltre 10 miliardi di euro entro il 2030 per modernizzare le infrastrutture più obsolete e aumentare la resilienza climatica del settore.
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Le incertezze del comparto
Ma sull’idroelettrico italiano pesano ancora alcune incertezze, che diminuiscono l’attrattività degli investimenti. Una di queste è il rinnovo delle concessioni, l’86% delle quali scadrà entro il decennio.
“Concessioni, rapporto con il territorio e ruolo sul mercato elettrico nel medio-lungo termine sono i principali punti di attenzione del settore. È fondamentale trovare soluzioni che riducano l’incertezza e ottemperino i requisiti di ammodernamento degli impianti, anche con il supporto del sistema finanziario” spiega Luigi Corleto, Partner di Bain & Company. “Questa potrebbe essere l’occasione perfetta per trasformare e ripensare l’idroelettrico attraverso opere di repowering e ottimizzazione dei bacini, digitalizzazione degli impianti e, dove possibile tecnicamente e ambientalmente sostenibile, l’introduzione di applicazioni Pumped Storage Hydro. Quest’ultima applicazione, in particolare, risulta molto interessante, perché fornisce nuove opzioni di flessibilità per il funzionamento della rete elettrica, bilanciando la variabilità di altre fonti di energia rinnovabile”. Nella ricerca vengono analizzate potenziali soluzioni per sbloccare tempestivamente gli investimenti, attraverso nuove formule contrattuali come i Corporate PPA (Purchase Power Agreement).
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