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La nuova Era dell’idroelettrico è in mano alle economie emergenti

La nuova Era dell'idroelettrico la scrivono le economie emergenti

 

(Rinnovabili.it) – Il revival dell’idroelettrico è cominciato. Se è vero che la fame energetica e la ricerca di sicurezza nelle economie emergenti hanno spalancato le porte allo sviluppo delle fonti rinnovabili, c’è anche da dire che nulla finora ha mostrato lo stesso appeal dello sfruttamento delle risorse idriche. Ma il boom registrato in questi ultimi periodi e le previsioni di raddoppio della produzione globale a medio termine devono far scattare un campanello d’allarme: la crescita incontrollata delle mega dighe idroelettriche in Sud America, Sud-Est asiatico e in Africa potrebbe ridurre di quasi il 20% il numero degli ultimi grandi fiumi a flusso libero rimasti, rappresentando una grave minaccia per la biodiversità d’acqua dolce.

 

Per supportare il processo decisionale sulle modalità sostenibili di produzione energetica, arriva da Berlino un nuovo database sul futuro del settore. “L’energia idroelettrica è una parte integrante del processo di transizione verso le energie rinnovabili e attualmente il più grande contributore di energia elettrica pulita. Tuttavia, è essenziale che le dighe non creino un nuovo problema per la biodiversità”, spiega. Christiane Zarfl che, insieme ai suoi colleghi, ha eseguito lo studio presso l’Institute of Freshwater Ecology di Berlino. “Ecco perché abbiamo raccolto i dati disponibili sulle future dighe idroelettriche, restituendo una base fondamentale per valutare dove e come costruirle e come operare in modo sostenibile”. Le fonti rinnovabili rappresentano il 20% della produzione mondiale di elettricità oggi, con l’energia idroelettrica contribuisce l’80% della quota totale. Le previsioni del settore stimano che nei prossimi due decenni saranno realizzate almeno 3700 grandi dighe che andrebbero a raddoppiare la capacità totale per il comparto di 1.700 GW. In questo contesto la Cina rimarrà leader mondiale dell’idroelettrico, anche se la sua quota nella produzione totale mondiale si ridurrà dall’attuale 31% al 25%, a causa dei nuovi sviluppo in India e Brasile.

 

 

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