Uno studio dell’Environmental Defense Fund mette a punto un nuovo metodo per misurare l’impatto climatico delle centrali a energia idroelettrica
(Rinnovabili.it) – L’energia idroelettrica è una energia rinnovabile, la cui produzione sfrutta il movimento di grandi masse di acqua per generare elettricità. La rinnovabilità della fonte idrica porta a considerare la tecnologia idroelettrica come una soluzione rispettosa dell’ambiente, specie se paragonata agli impianti a base di combustibili fossili. Per quanto ciò sia vero, uno studio prodotto dai ricercatori dell’Environmental Defense Fund, pubblicato su Environmental Science & Technology, mette in guardia dagli impatti climatici delle centrali idroelettriche.
Nello specifico, i ricercatori mettono in luce quello che sembra essere un rilevante fraintendimento nella valutazione degli impatti ambientali dell’energia idroelettrica, vale a dire l’idea che le emissioni di gas serra prodotte dalle grandi centrali ad acqua fluente o a bacino siano simili a quelle degli impianti che fanno uso del vento.
Secondo la ricerca, la maggior parte degli studi sull’impatto climatico dell’energia idroelettrica ha trascurato alcuni fattori, essendosi basata su una semplice indagine “aggregata”: valutare gli impatti su un arco temporale di 100 anni usando come unità di misura quello che accade in un anno. Questo tipo di analisi, che si avvale di una somma e di una prospettiva a lungo termine, trascurerebbe però gli impatti a breve termine dell’energia idroelettrica, soprattutto per quanto riguarda le emissioni di metano. Il problema, infatti, nasce quando – a fronte di una maggiore richiesta di elettricità, e dunque di acqua – il livello dell’acqua negli invasi a monte delle dighe scende e questo abbassamento fa in modo che i sedimenti sul fondo si riscaldino, favorendo l’attività microbiotica che rilascia metano in atmosfera. Secondo lo studio, oltre alle emissioni di metano, le ricerche finora condotte avrebbero omesso anche le emissioni di anidride carbonica associate allo sviluppo iniziale degli impianti.
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Rispetto all’impatto climatico dell’energia idroelettrica, dunque, occorre adottare non semplicemente un approccio aggregato, ma un tipo di analisi che riesca a valutare ogni centrale caso per caso e nel breve termine. Lo studio dell’Environmental Defense Fund, infatti, vuole dimostrare che gli impatti sul clima variano sostanzialmente sia nei diversi luoghi del pianeta, sia nel tempo. Il risultato è che alcune strutture idroelettriche emettono in realtà più gas serra rispetto a quelle che bruciano combustibili fossili.
I ricercatori, infatti, hanno analizzato gli impatti climatici delle emissioni di anidride carbonica e metano su un campione di 1.473 impianti idroelettrici in 104 paesi. Il team ha scoperto che le emissioni erano in media molto maggiori (e quindi con un più grande impatto climatico) rispetto a quelle degli impianti nucleari, solari ed eolici, ma generalmente migliori per il clima rispetto alle emissioni da carbone e gas naturale. Tuttavia, alcune singole centrali idroelettriche sono risultate più impattanti (a breve e lungo termine) rispetto alle centrali a carbone e gas naturale. Questo significa che, nel breve periodo, i benefici climatici derivanti dall’uso dell’energia idroelettrica sono stati più piccoli, soprattutto a seconda della regione. La ricerca, infatti, stima che i nuovi impianti in Europa abbiano impatti climatici quasi nulli, mentre quelli africani abbiano prodotto impatti climatici maggiori rispetto alle centrali a carbone e gas naturale. Per tale ragione, i ricercatori concludono la loro ricerca sottolineando la necessità di considerare come prioritaria la progettazione di nuovi impianti idroelettrici che siano a prova di climate change.