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Concessioni idroelettriche, Bruxelles tira le orecchie all’Italia

Concessioni idroelettriche

 

 

Nuovo scontro Italia-UE nell’ambito della procedura d’infrazione sulle concessioni idroelettriche

(Rinnovabili.it) – La normativa italiana sulle concessioni idroelettriche porta nuovamente il Belpaese di fronte ai rimproveri di Bruxelles. La Commissione europea ha fatto sapere ieri di aver preparato una seconda lettera complementare di costituzione in mora all’Italia per aver violato le norme comunitarie. “Seconda lettera” dal momento che un primo richiamo era stato inviato già nel 2013 (nell’ambito di una seconda procedura d’infrazione) a seguito dei criteri di rinnovo delle concessioni idroelettriche di grande derivazione inseriti nel Decreto Crescita. Il problema ravvisato dall’esecutivo europea era inizialmente una violazione delle norme sulla concorrenza: oltre a prorogare tutte le concessioni, infatti, il decreto in questione stabilisce importanti privilegi ai concessionari uscenti “rende impossibili gare concorrenziali, sottrae risorse pubbliche a vantaggio dei concessionari uscenti, impedisce il rinnovo d’impianti obsoleti (mancato recupero di produttività da fonti rinnovabili) e il risanamento ambientale (considerato prioritario nella precedente normativa)”.

 

Quest’anno il Governo ha in parte rimesso mano alla normativa nel Dl semplificazioni ma nel frattempo la Commissione Europea era tornata alla carica: a novembre 2018 aveva chiesto urgentemente a Roma i dati sul “numero delle concessioni idroelettriche scadute alla data del 31 dicembre 2017”, quante di queste fossero state prorogate, con quale atto e per quanto tempo. Oggi Bruxelles si fa nuovamente  sentire con l’accusa che le autorità italiane non abbiano organizzato procedure di selezione trasparenti e imparziali per la nuova attribuzione delle autorizzazioni scadute nel settore idroelettrico.

 

Nel caso delle autorizzazioni, – spiega la Commissione Europea in una nota stampa – le autorità pubbliche stabiliscono le condizioni dell’attività e l’autorizzazione è generalmente concessa su richiesta dell’operatore economico e non su iniziativa dell’amministrazione aggiudicatrice”. A disciplinare questi aspetti è la direttiva UE sui servizi (direttiva 2006/123/CE) che affronta le situazioni in cui il numero delle autorizzazioni disponibili per una determinata attività è limitato a causa della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche (ad esempio scarsità di risorse idriche, spiagge). “In casi simili, le autorizzazioni devono essere oggetto di una procedura di selezione trasparente e imparziale, che presenti garanzie di trasparenza e di imparzialità”. Elemento che sarebbe mancato all’Italia.

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