Il nuovo rapporto di Greenpeace indaga le ragioni reali per l'opposizione alle energie rinnovabili da parte delle grandi utilities europee
Negli ultimi dieci anni aziende come come Iberdrola, E.ON ed Enel hanno ampliato la loro potenza termoelettrica installata puntando però soprattutto sulle energie fossili: nel dettaglio grazie alle fonti tradizionali sono stati 85 GW , l’equivalente dell’intero parco di generazione da fonti fossili della Germania. Secondo gli analisti per rimanere mantenere la competitività sul mercato i big energetici dovranno necessariamente eliminare 50 GW di potenza installata ‘fossile’ entro il 2017. Perché tanta paura del cambiamento? A spiegarlo è Franziska Achterberg direttore delle politiche Energia e Trasporti di Greenpeace EU: “Le aziende energetiche europee sono animali feriti con i profitti sanguinanti e una prospettiva cupa. Finora, la loro risposta è stata quella di sfogare la loro rabbia sulle energie rinnovabili e esercitando pressioni in maniera aggressiva contro tutti i criteri che consentono di proteggere la trasformazione energetica”.
«Le grandi utilities europee dell’energia – afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia – sono aziende marcatamente fossili, legate al consumo di combustibili dannosi per il clima, l’ambiente, la salute e sempre meno competitivi sul mercato. Hanno fatto, nel recente passato, enormi investimenti sbagliati e ora che le rinnovabili sottraggono loro importanti quote di guadagno, fanno di tutto per soffocarne la crescita e battono cassa per ottenere compensazioni pubbliche ai loro errori industriali»