(Rinnovabili.it) – Alla fine, Shinzo Abe ha vinto: il Giappone tornerà nucleare. La Corte distrettuale della prefettura di Kagoshima ha respinto stamattina il ricorso di un comitato di residenti a Sendai, cittadina da un milione di abitanti in cui sorge una centrale atomica. L’impianto era rimasto spento, come tutti gli altri nel Paese, dopo il disastro di Fukushima nel 2011. A 4 anni esatti dalla catastrofe, il Giappone decide di tentare un’altra volta la roulette russa dell’atomo.
Il primo ministro, Shinzo Abe, ha puntato forte sul riavvio della produzione energetica nucleare per tagliare le costose importazioni di combustibili fossili, che hanno subìto un’impennata dopo Fukushima. La necessità di importare energia ha contribuito a un deficit commerciale, come emerge dai più recenti dati doganali, che stimano le importazioni di gas naturale liquefatto a 65 miliardi di dollari nell’anno fiscale conclusosi il 31 marzo. Per Abe, tornare all’energia nucleare – che ha fornito quasi un terzo dell’energia elettrica del Giappone pre-Fukushima – è la chiave per sollevare un’economia che stenta a crescere da ormai due decenni.
La sentenza, inoltre, contrasta con quella emessa una settimana fa da un altro tribunale, che ha dato ascolto alle contestazioni dei residenti di Takahama (città ad ovest di Tokyo), avallando le loro preoccupazioni sulla sicurezza e accuratezza del piano di riavvio proposto dall’authority, la Kansai Electric.
Il verdetto di oggi suona come un voto di fiducia per il governo Abe, sostenendo che sulla base delle ultime conoscenze scientifiche la Corte non rileva nulla di imperfetto nei regolamenti stabiliti dal dall’Autorità nucleare e che i piani di evacuazione sono accettabili. I reattori Sendai, gestiti dalla Kyushu Electric Power, potranno così ripartire a giugno, anche contro il volere dei cittadini e della maggior parte dei giapponesi, spaventati da un ritorno all’atomo.
Secondo il comitato che ha presentato la richiesta di evitare il restart dell’impianto a Sendai, l’utility e il regolatore hanno sottovalutato il rischio di eruzione vulcanica e i piani di evacuazione non sono credibili.