Il reattore nucleare potrebbe essere riattivato entro la fine del 2020. Onagawa fu, al pari di Fukushima, investita dallo tsunami del 2011, ma il suo sistema di raffreddamento rimase intatto
(Rinnovabili.it) – A circa otto anni dal tragico incidente di Fukushima, la giapponese Tohoku Electric Power ha dichiarato mercoledì di aver ottenuto l’approvazione normativa iniziale per il riavvio del reattore numero 2 nella centrale di Onagawa.
La green light da parte dell’autorità di regolamentazione nucleare giapponese è solo un primo passo: per la riattivazione dell’unità saranno infatti necessarie ulteriori verifiche ed autorizzazioni, nonché il consenso delle autorità locali, quest’ultimo tutt’altro che scontato. In ogni caso, bisognerà prima completare le misure anti-disastro, il che significa che quasi sicuramente l’impianto rimarrà inattivo almeno fino a dopo il 2020.
Tohoku Electric ha previsto una spesa di circa 340 miliardi di yen (3,1 miliardi di dollari) per le misure di messa in sicurezza, tra le quali figura anche la parete lunga 800 metri e alta 29 da costruire lungo l’intero perimetro di fronte all’Oceano Pacifico.
Situato tra la città di Onagawa e quella di Ishinomaki, l’impianto è stato infatti il più vicino – dopo Fukushima – all’epicentro del sisma di magnitudo 9 che, nel marzo 2011, scatenò lo tsunami responsabile di quasi 20.000 morti e del peggior disastro atomico della storia dopo quello di Chernobyl nel 1986. La centrale di Onagawa fu sommersa dall’acqua, ma, fortunatamente, il suo sistema di raffreddamento rimase intatto: i reattori si salvarono ed il rischio di crolli simili a quelli verificatisi nella centrale di Fukushima fu scongiurato.
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A seguito dell’incidente – va ricordato – le autorità giapponesi optarono per lo spegnimento definitivo di 54 reattori nucleari allora operativi e fornitori di quasi un terzo dell’elettricità richiesta dall’intero Paese. Poiché il disastro mise in luce alcune carenze operative e normative, secondo le disposizioni governative, prima di essere riattivati, i reattori dovranno raggiungere nuovi standard di sicurezza. Al momento, risultano essere stati riavviati solo 9 reattori e, come dimostrato da un’analisi di Reuters condotta lo scorso anno, il settore energetico mancherà l’obiettivo del governo di fornire – entro il 2030 – almeno un quinto del fabbisogno energetico del Paese.
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