(Rinnovabili.it) – Berlino starebbe prendendo in considerazione l’ipotesi di chiudere parte della sua capacità termoelettrica legata al carbone all’interno della nuova politica per raggiungere gli obiettivi climatici nazionali. E’ quanto ha fatto sapere lo scorso mercoledì Rainer Baake, Segretario di Stato presso il Ministero dell’economia, riallacciandosi a quanto già in precedenza era stato sottolineato dal dicastero ambientale: allo stato attuale la Germania potrebbe non raggiungere il taglio del 40% delle emissioni entro il 2020, mancando il bersaglio di 5-8 punti percentuale. “Il nostro compito è di colmare questa lacuna e sono convinto che ce la faremo. Siamo determinati a farlo”, ha esplicitato Baake ai giornalisti, lo stesso giorno in cui la Danimarca aveva fatto sapere del nuovo obiettivo coal-free.
Il governo Merkel ha scommesso tutto sull’”Energiewende“, il programma di transizione verso fonti rinnovabili di energia che dovrebbe portare la nazione a produrre elettricità in maniera ecologica e sostenibile al 40-45% entro il 2025 e al 55-60% entro il 2035. Nonostante i buoni propositi e il vero e proprio boom di energia verde registrato negli anni, attualmente le rinnovabili tedesche rappresentano ancora solo il 25% della produzione totale di energia, lasciando le centrali a carbone a farla da padrone con una fetta del mix pari al 45%; ma, confida Baake alla stampa “stiamo esaminando se possa essere ragionevole portare una parte della capacità degli impianti a carbone fuori dal mercato e metterlo in riserva”.
All’inizio di questo mese, Der Spiegel ha riferito l’intenzione del governo a eliminare 10 GW di produzione di termoelettrica a carbone, pari a circa due dozzine di piccole centrali, ma il Segretario di Stato ha tenuto a ricordare: “Non sono state prese ancora decisioni … la discussione è aperta”. L’attesa è ora tutta sulla data del 3 dicembre, giorno in cui il gabinetto tedesco dovrà decidere su un nuovo programma energetico nazionale, in cui potrebbero rientrare o meno tali tagli.