Entro la fine del 2018 la Germania dovrà annunciare la data di stop per le centrali a carbone
(Rinnovabili.it) – La commissione per il phase out tedesco del carbone ha iniziato a carburare. In attesa di sapere la data in cui la Germania abbandonerà per sempre la fonte fossile, i membri della “Wachstum, Strukturwandel und Beschäftigung” (letteralmente “Crescita, cambiamento strutturale e occupazione”) hanno adottato ieri all’unanimità le prime importanti raccomandazioni politiche per le regioni minerarie di lignite. Secondo quanto dichiarato dai quattro capi della task force, in un comunicato stampa giovedì sera, la commissione avrebbe “creato una buona base per condurre con successo le prossime discussioni sulla politica climatica ed energetica”.
Materialmente si tratta di un documento di 39 pagine, ancora solo in fase di bozza, in cui sono analizzate le situazioni nelle singole regioni minerarie tedesche ed elencati i criteri per una transizione economica strutturale di successo, formulando proposte per misure concrete. “L’obiettivo deve essere quello di creare sostituti adeguati per la diminuzione o scomparsa del valore aggiunto fornito dal carbone”, afferma il rapporto, sottolineando l’intenzione di creare in queste aree altrettanti nuovi posti di lavoro “a prova di futuro”.
“Il successo della trasformazione del sistema energetico nel contesto delle sfide globali dipenderà dalla questione […] se, sviluppi come l’abbandono graduale della produzione di energia a carbone, possano essere implementati in modo equo e senza interruzioni strutturali incontrollabili”, si legge nella bozza vista da Clean Energy Wire.
Il compito non è certo facile, soprattutto per un Paese dove questo combustibile assicura il 40% della produzione elettrica e in cui intere regioni (in Länder come la Lusazia e la Renania settentrionale-Vestfalia) si reggono economicamente su lignite e carbon fossile. E in questi anni l’Energiewende tedesca (il programma per il passaggio dall’utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili a fonti rinnovabili) ha mostrato di non essere all’altezza del compito; basti pensare che a marzo 2018, la Germania aveva già esaurito il budget di carbonio consentito per l’anno in corso, ossia la quantità massima di tonnellate di CO2 emettibile senza danneggiare il clima, secondo l’Accordi di Parigi.