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La Germania vuole il fracking: pronto il ddl

La Germania vuole il fracking pronto il ddl

 

(Rinnovabili.it) – Prima sì, poi no, poi forse. Alla fine il governo tedesco è uscito allo scoperto, presentando un progetto di legge che apre le porte al fracking sul proprio territorio.

Nonostante l’esecutivo assicuri che saranno prese tutte le precauzioni, e che lo sfruttamento del gas da scisti (shale gas) avverrà solo in condizioni particolari, la decisione è stata accolta da un coro di disapprovazione. I movimenti ambientalisti sono fortemente contrari a una pratica impattante per il clima, l’ambiente e la salute, e temono che adesso il governo distoglierà l’impegno dall’attuazione del piano energetico che lo ha reso famoso in tutto il mondo: l’Energiewende.

 

Il Ministro dell’Ambiente, Barbara Hendricks, ha fatto sforzi immani per tentare di dissipare le preoccupazioni riguardo alla controversa tecnologia di estrazione del gas: «Con questo provvedimento – ha dichiarato – applicheremo le regole più severe che siano mai esistite nel settore del fracking. Sarà consentito solo con il massimo rispetto per l’ambiente e l’acqua potabile».

La prima data possibile per estrarre gas da scisti è il 2019. Prima sono previsti scavi di prova, al fine di raccogliere le necessarie conoscenze su questa tecnologia. Si potrà fare fracking solo a una profondità superiore ai 3.000 metri, ma trivellazioni di prova potranno essere effettuate più vicino alla superficie. Un gruppo di sei esperti deciderà se la fratturazione idraulica prima dei 3.000 metri è sicura: una volta dato l’ok, si potrà bucare anche per scopi commerciali.

 

La Germania vuole il fracking pronto il ddl_

 

La legge è più debole rispetto ai punti chiave fissati dai ministeri dell’Ambiente e degli Affari economici la scorsa estate. Il provvedimento scritto allora prevedeva un divieto assoluto di estrazione dello shale gas fino al 2021. L’unica eccezione riguardava sporadiche trivellazioni campione basate su evidenze scientifiche. Dopo il periodo di divieto, le restrizioni sarebbero state rivalutate sulla base di nuove prove scientifiche.

Ma il governo ha cambiato le carte in tavola, anticipando di due anni le scadenze. Per questo molti ambientalisti restano scettici. C’è dell’altro: la commissione tecnica che si occuperà di valutare la sicurezza del fracking sopra i 3.000 metri è stata accusata di faziosità, oltre che di metodologia non partecipativa e democratica. Tre dei sei membri, infatti, prima di entrare a farne parte, avevano già espresso il loro sostegno a questa tecnologia.

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