Il sorpasso di fotovoltaico, eolico, biomassa e idroelettrico rispetto a lignite, carbone e nucleare è stato registrato dal Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems nella prima metà del 2019.
Le fonti rinnovabili in Germania hanno prodotto il 47,3% dell’elettricità nei primi 6 mesi dell’anno contro il 43,3% di nucleare e carbone
(Rinnovabili.it) – Le fonti rinnovabili sorpassano carbone e nucleare in Germania: secondo i dati forniti dal Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems (ISE), nei primi 6 mesi del 2019, la generazione elettrica da fotovoltaico, eolico, biomassa e idroelettrico ha garantito il 47,3% della produzione energetica nazionale contro il 43,3% fornita da impianti alimentati a carbone e centrali nucleari.
A guidare la crescita delle rinnovabili è il settore eolico che nella prima metà di quest’anno ha visto un +20% di generazione elettrica rispetto allo stesso periodo del 2018. Più contenuto l’apporto del fotovoltaico (comunque in crescita del 6% rispetto ai primi 6 mesi dello scorso anno), mentre la produzione elettrica alimentata da gas naturale è aumentata del 10%. Allo stesso tempo calano consumi di carbone nero e lignite rispetto alla prima metà del 2018, rispettivamente del 23,7% e del 20,7%.
Secondo i dati dell’ISE, le emissioni di diossido di carbonio nella prima metà del 2019 sarebbero calate di quasi il 15% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Gli impianti fotovoltaici ed eolici combinati hanno fornito circa 92,6 TWh rispetto agli 80,1 TWh della prima metà del 2018. Le due rinnovabili si piazzano al primo posto tra le fonti del mix energetico tedesco generando più elettricità di lignite e carbone insieme (circa 79,4 TWh).
Praticamente invariata invece la quota di elettricità generata dalle centrali nucleari, una fonte di approvvigionamento che la Germania vorrebbe definitivamente abbandonare entro il 2022.
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Un sorpasso reso possibile dalle particolari condizioni meteo che hanno interessato il centro e il nord Europa per buona parte della stagione invernale e della primavera, ma che è anche frutto dell’aumento nei costi per le emissioni di CO2 e dei prezzi relativamente bassi di altre fonti energetiche come il gas naturale.
Secondo il relatore del report dell’ISE, il professor Bruno Burger, il calo nell’uso di carbone e lignite (e il conseguente sorpasso delle fonti rinnovabili) è il risultato di un cambiamento di rotta nel mercato tedesco che sta sostituendo “l’oro nero” con il gas naturale. In particolare, i crescenti costi imposti dall’Emission Trading System, il sistema di scambio delle quote di emissioni nell’Unione europea, hanno reso sfavorevole l’uso del carbone e dei suoi derivati, mentre l’abbassamento dei prezzi, dovuto all’irrompere sui mercati della produzione record statunitense lo scorso anno, ha reso il gas naturale una delle fonti più convenienti.
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