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Gli USA vogliono il litio geotermico entro il 2023

La Casa Bianca investe 30 mln di dollari nella ricerca per sviluppare le tecnologie per estrarre il litio dalle salamoie geotermiche. Quelle di Salton Sea, nella California del sud, potrebbero produrre fino a 600mila t di metallo l’anno

Litio geotermico: il DoE americano pensa alla California
Pilastri di sale nel lago endoreico di Salton Sea, California, dove sorge l’impianto geotermico da cui il DoE vuole ricavare il litio. By Chris Hunkeler from Carlsbad, California, USA – Pillars of Salt, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=91236843

Anche Washington entra nella partita del litio geotermico

(Rinnovabili.it) – Gli Stati Uniti si concedono 2 anni di tempo per diventare leader globali nel campo del litio geotermico. L’obiettivo? Recuperare a casa propria un minerale così cruciale per la transizione energetica, visti i suoi impieghi per l’energy storage e la mobilità elettrica, e tagliare la dipendenza dall’estero. Tanto più che i paesi fornitori di litio al mondo sono una manciata e tra questi – neanche a dirlo – c’è la Cina.

L’amministrazione Biden sta puntando gli occhi sulla California, e più precisamente sugli impianti geotermici di Salton Sea, nel sud dello Stato. Secondo uno studio del Dipartimento dell’Energia (DoE) di Washington, potrebbe produrre fino a 600.000 tonnellate di litio all’anno. Come? Recuperando il metallo dalle salamoie geotermiche.

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I siti geotermici producono una quantità variabile di rifiuti, derivati dalle acque di scarico del processo. Queste salamoie, normalmente reiniettate nel sottosuolo a valle del ciclo di produzione geotermica, contengono un mix di metalli e altri minerali disciolti, tra cui appunto il litio. La sfida è mettere a punto un procedimento capace di separare le diverse componenti per estrarre quelle di interesse, e il tutto in modo che resti economicamente conveniente.

Conveniente lo è di sicuro dal punto di vista delle quantità. Le 600mila t che sarebbero teoricamente disponibili a Salton Sea, uno dei due impianti geotermici della California, è più di quello che gli Stati Uniti usano attualmente. Per il DoE, lo sfruttamento potrebbe valere 7,2 miliardi di dollari all’anno. Con la prospettiva di mettere a produzione anche altri impianti, non solo in California ma anche in Arizona e Nevada.

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Manca però la tecnologia necessaria. Per questo la Casa Bianca ha appena stanziato 30 milioni di dollari per la ricerca, di cui 4 milioni messi in palio in una competizione tra 15 università per progettare il miglior processo industriale per ottenere litio geotermico. I tre design migliori entreranno in fase di test nel 2023.

Recuperando, forse, il ritardo sulla concorrenza. Non quella cinese ma quella europea. Proprio in questi giorni, Vulcan Energy Resources e Stellantis hanno firmato un contratto per la fornitura di idrossido di litio ottenuto dalle salamoie geotermiche. Il metallo sarò destinato alle gigafactory di Termoli, di Kaiserslautern, in Germania, e di Douvrin, in Francia. Le forniture dovrebbero iniziare nel 2026. Mentre il mese prossimo si concluderà il progetto europeo EuGeLi, lanciato nel 2019, che a maggio di quest’anno ha realizzato con successo il primo procedimento pilota al mondo per ottenere litio geotermico, in concentrazioni superiori a 90 mg/litro. (lm)