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Italian Geothermal Forum: sfide e prospettive per la geotermia italiana

Si è aperta oggi a Roma la due giorni di In Fieri, organizzata da Mirumir e dedicata alla promozione del dibattito sullo stato e sulle prospettive del settore geotermico

Italian Geothermal Forum

Si è aperto stamane a Roma l’Italian Geothermal Forum, la due giorni di In Fieri, organizzata da Mirumir, e dedicata alla promozione del dibattito sullo stato e sulle prospettive del settore geotermico. Ad aprire i lavori Paolo Angelini, amministratore unico in Fieri, che ha riassunto gli sforzi dietro l’atteso evento.

“Ci aspettiamo molto da queste due giornate”, ha commentato Angelini, amministratore unico in Fieri. Arrivare fino a qua “è stato un lavoro lungo iniziato con il comitato promotore due anni e mezzo fa. Mettere insieme tante anime non è mai una cosa semplice, ma ce l’abbiamo fatta. Esploreremo una materia energetica che ha grandissime prospettive. Applicazioni che possono essere individuate anche nel giardino di casa. Si può fare geotermia praticamente ovunque”.

“La geotermia per questo paese rappresenta anche un pezzo importante di storia”, ha sottolineato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. “Un settore dove abbiamo esperienza e capacità, anche strumentale e tecnologica, che ci permette quindi di guardare avanti con deciso ottimismo. Dobbiamo accompagnare l’aumento dell’attuale quantitativo di produzione  che oggi è tra il 2% e il 3% della domanda nazionale con le nuove tecnologie”. Per intenderci quelle “che vanno fino a 4-5 mila metri di profondità nel terreno”, sottolinea Pichetto. Quanto può crescere il contributo geotermico nel fabbisogno italiano? “L’ipotesi è quella di un raddoppio rispetto al quadro nazionale attuale nel breve-medio periodo”. 

Per il numero uno del MASE si tratta di uno degli elementi necessari al mix energetico, presente e futuro, ma non solo. Ci permette di inserirci su “una nuova domanda che sta crescendo a livello mondiale: quella dei minerali critici. Uno degli elementi che emerge infatti è la possibilità di estrarre  minerali critici a fianco di quello che è l’impianto geotermico”.

Ma qual è il potenziale teorico nazionale? Lo spiega Nicolò Serpella, responsabile scenario Energy Utility della European House Ambrosetti. “Il potenziale geotermico italiano entro 5 chilometri di profondità arriva fino a 500 Mtep. Quindi di fatto se guardiamo all’Europa l’Italia è uno dei tre paesi a più elevato potenziale insieme alla Turchia e l’Islanda. E le risorse geotermiche sarebbero sufficienti a soddisfare oltre quattro volte l’intero fabbisogno energetico italiano in termini di elettricità e di calore”.

D’altra parte il Belpaese ha una tradizione ultracentenaria nel comparto, essendo stato il primo al mondo a installare un impianto geotermico. E oggi è ancora tra i primi dieci paesi a livello globale, e il primo nell’UE per potenza geotermica installata. Tuttavia “sta perdendo delle posizioni”, spiega Serpella. Negli ultimi anni, infatti, la crescita si è bloccata. “Parliamo di un tasso praticamente pari a zero  fra il 2016 e il 2024”. Appare evidente “la necessità di muoversi verso (3:28) una valorizzazione della geotermia, in particolare quella a emissioni nulle. Se valorizzassimo anche solo il 2%  del potenziale geotermico italiano, il settore potrebbe rappresentare  fino al 10% della generazione elettrica italiana”.

Al centro del dibattito, in particolare, la necessità di una strategia e di un’alleanza industriale, con piani chiari a livello europeo e nazionale per supportare lo sviluppo della geotermia, e di una semplificazione dei permessi. Inoltre, è stata sottolineata la necessità di attrarre capitali privati, garantire contratti a lungo termine e mitigare i rischi finanziari.

“Noi siamo una rete di imprese, abbiamo 16 società aderenti, la metà di queste sono società sviluppatrici di progetti geotermici”, ha commentato Matteo Quaia, General Manager Rete Geotermica. “Io quindi riporto la difficoltà del comparto nel riuscire a implementare i progetti che sono nel pipeline. Progetti molto consistenti, circa 40 iniziative per circa 800 MW in tantissime regioni italiane”. Nel corso degli ultimi dieci anni, tuttavia non è stato costruito nulla a causa anche del poco supporto ricevuto a livello politico e normativo.

Le attese del settore vertono oggi sul nuovo Decreto FER 2 che ha oltre 5 anni di lavori alle spalle e di cui mancano ancora le aste. “Esistono progetti fermi in attesa di poter accedere al contingente del FER 2 per poi procedere con le perforazioni. Quindi in realtà il raggiungimento dell’1 GW a fine anno lo vedo altamente impossibile, se non improbabile anche per il prossimo anno. Noi chiediamo fortemente molto più supporto”.

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