Secondo gli esperti dal suolo vulcanico si potrebbe sviluppare fino al 10% della produzione di elettricità, soprattutto nella fascia tirrenica centro-meridionale.
E se a rallentare fino ad oggi è stata la volontà politica, già si avverte un rinnovato trend. Sempre più spesso si parla di reimmissione dei fluidi geotermici e dalla creazione di piccole -medie centrali a circuito chiuso, generazione tecnologica che prende le distanze dalle “vecchie e inquinanti” installazioni. Ma all’Italia tocca ora tenere il passo con tutti quei paesi che hanno maggiormente investito nel geotermico e che continueranno a farlo. “L’Islanda – ha spiegato G.O. Fridleifsson del progetto Iceland Deep Drilling – stima di poter produrre una potenza di 100.000 MW nei prossimi 50 anni con la geotermia”. Stessa storia per la Francia conta di moltiplicare per sei, da qui al 2020, la quantità di energia ottenuta dal calore del sottosuolo, generando anche una quantità tale da riscaldare 2 milioni di abitazioni.