(Rinnovabili.it) – Oggi in Islanda il 95% di tutto il riscaldamento è alimentato dal calore del sottosuolo. Nella terra dei vulcani (sono ben 130 quelli attivi sull’isola) sfruttare la geotermia sembra essere la cosa più logica da fare, anche quando si tratta di produzione elettrica. Attualmente, infatti, le centrali ad alta entalpia coprono circa il 30% del fabbisogno nazionale, ma per HS Orka, società energetica locale, si tratta solo del punto di partenza. La destinazione finale, invece è quella rappresentata Iceland Deep Drilling Project, ambizioso progetto che intende sfruttare direttamente l’energia termica del magma vulcanico.
Iceland Deep Drilling Project, esperimenti di geotermia
I complessi lavori di perforazione, di quello che a regime dovrebbe essere il pozzo geotermico più caldo mai realizzato, sono iniziati il 12 agosto, nel paesaggio aspro delle vecchie colate laviche di Reykjanes, all’angolo sud-ovest dell’Islanda. Un buco nella terra profondo 5 chilometri che dovrebbe arrivare a raggiungere temperature tra i 400 e 1000 gradi centigradi.
Come spiega Albert Albertsson di HS Orka, la perforazione penetra un’estensione terrestre della dorsale medio-atlantica – un importante limite tra placche tettoniche della Terra. A quella profondità, il magma che si muove dal basso attraverso l’attività vulcanica incontra e riscalda l’acqua di mare penetrata attraverso il fondo dell’oceano. In passato “sono già state fatte perforazioni di rocce calde a questa profondità, ma mai prima in un sistema fluido come questo”, chiarisce Albertsson. In quella zona, a cinque km sotto la superficie del suolo, le pressioni sono così elevate da superare anche di 200 volte i livelli atmosferici. Il consorzio di imprese che lavora all’Iceland Deep Drilling Project prevede che a quella profondità l’acqua si trovi nel suo stato “supercritico”, con proprietà in parte analoghe a quelle di un liquido ed in parte simili a quelle di un gas. Ma soprattutto con altissima energia termica.
Una miniera di energia per 50mila case
Secondo gli esperti il vapore generato da questo foro potrebbe raggiungere una potenza di 50 MW, ossia dieci più dei tradizionali pozzi geotermici. A conti fatti significherebbe poter alimentare elettricamente circa 50.000 abitazioni, rispetto alle 5.000 di un singolo pozzo.
In realtà si tratta della seconda profonda perforazione realizzata dal progetto. La prima, realizzata nel 2009, aveva raggiunto una profondità di 2 km era, ma in quel caso il raggiungimento del magma era stato del tutto casuale. Dal fortunato incidente è nato un piccolo sistema sperimentale che prevedeva di iniettare acqua fredda nel pozzo e valutare le potenzialità energetiche. L’impianto non è mai stato collegato alla rete islandese e non troppo tempo fa è stato chiuso per problemi di corrosione delle strutture. Problemi che ora l’Iceland Deep Drilling Project dovrà necessariamente risolvere prima di mettere in funzione il suo sistema. La perforazione dovrebbe essere terminata entro l’anno, ma bisognerà attendere i primi mesi del 2017 per valutare quanta energia elettrica sia effettivamente in grado di generare.