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La geotermia vulcanica dell’Islanda tende una mano allo UK

L idea di mettere a frutto l energia dei vulcani permette di rispolverare il progetto IceLink, un cavo lungo 1.000 km per portare l’elettricità islandese in Gran Bretagna

La geotermia vulcanica dell’Islanda tende una mano allo UK

 

(Rinnovabili.it) – In Islanda l’energia pulita sta inaugurando una nuova era: quella della geotermia vulcanica, potenti centrali elettriche in grado di sfruttare il calore del magma di cui è ricco il sottosuolo nazionale. Esperimenti come l’Iceland Deep Drilling Project (IDDP) hanno ormai preso piede promettendo, una volta a regime – di riuscire a produrre fino a dieci volte più energia dei pozzi geotermici convenzionali. Per Reykjavik non si tratta solo di mettere a frutto le proprie potenzialità ma anche di acquisire una posizione privilegiata nel mercato elettrico come esportatore di energia pulita.

 

E sono proprio progetti come l’IDDP o il Krafla Magma Testbed che hanno permesso di riprendere in considerazione la costruzione di IceLink. Si tratta di un elettrodotto che collegherebbe l’Islanda al Regno Unito: un cavo lungo 1.000 km per portare l’energia geotermica dalla terra dei vulcani a 1,6 milioni di case britanniche.

 

I governi di entrambi i Paesi hanno deciso di studiare congiuntamente la realizzazione di IceLink nel 2015, ma la Brexit ha inevitabilmente messo in stand by il progetto. “Nel lungo termine non c’è alcun cambiamento negli interessi ma la Brexit determinerà sicuramente dei ritardi, perché ora devono concentrarsi su altre cose“, aveva spiegato ad ottobre 2016, Hordur Arnarson a capo dell’utility islandese partner di IceLink. “Abbiamo bisogno di un sostegno simile a quello offerto a Hinkley Point C.

 

La geotermia vulcanica dell’Islanda tende una mano allo UK

 

A rallentare è stata infatti anche la preoccupazione che le esportazioni potessero aumentare i prezzi energetici per gli islandesi, riducendo l’attrattiva dell’isola nei confronti delle industrie ad alta intensità energetica.

La nuova geotermia vulcanica offre però una nuova chance, come spiegano gli analisti di settore.

 

Delle possibilità che questo comparto vanta (o meglio vanterebbe, dal momento che è ancora allo stadio emebrionale), ne hanno discusso solo un mese fa quaranta esperti appartenenti a ventisette enti di ricerca, accademie e imprese industriali di Italia, Islanda, Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Irlanda, Canada, Nuova Zelanda, e Francia. Nell’occasione è stato presentato il progetto Krafla Magma Testbed-KMT ideato da John Eichelberger dell’Università dell’Alaska,che prende origine dalle attività di perforazione presso il vulcano islandese Krafla, finanziate dall’International Continental Drilling Project (ICDP). L’iniziativa comporterà un foro 2,1 km di profondità direttamente in una camera magmatica sotto il vulcano Krafla, nell’Islanda settentrionale. La prima fase del progetto dovrebbe essere avviata entro il 2020 e avrà un costo di 30 milioni di dollari.