Geotermia offshore, costituisce davvero una possibilità sostenibile?
(Rinnovabili.it) – Con la corsa alle risorse oceaniche definitivamente iniziata, anche il settore energetico rinsalda la presa sul mondo marino. Non solo quello superficiale, dove un domani potrebbero sorgere campi eolici/solari galleggianti o centrali che sfruttano onde e correnti, ma anche quello profondo. Lo ricorda CGG, multinazionale di servizi tecnologici nel settore della geoscienza, secondo cui al netto delle sfide esiste un potenziale enorme per la geotermia offshore. Ed è per questo che ha pubblicato un White Paper dedicato al tema contenente anche le raccomandazioni per uno sviluppo sostenibile della fonte.
La ricerca condotta dagli scienziati del CGG sottolinea l’esistenza di vaste risorse geotermiche non sfruttate lungo i centri di espansione del fondale oceanico magmaticamente attivi e gli adiacenti sistemi di rift allagati. Secondo la società queste aree offshore potrebbero essere luoghi ottimali per raccogliere risorse geotermiche per generare energia in combinazione con la coproduzione di acqua dolce, idrogeno verde e ammoniaca. Creando collettivamente una serie alternativa di soluzioni di energia verde rapidamente scalabili.
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“I diffusi sistemi di rift sottomarini risalenti a meno di 10 milioni di anni, che si sono formati nei centri di espansione oceanica, nei bacini di retroarco, negli archi insulari e nelle aree di assottigliamento della crosta continentale, offrono alcune delle migliori potenzialità per lo sviluppo della geotermia offshore”, si legge nel documento. Molte di queste risorse si trovano in acque internazionali, regolamentate dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) e dal suo organismo di controllo ISA, e almeno in teoria le opportunità di esplorazione, ricerca, sviluppo e produzione potrebbero essere condivise a livello globale.
Beninteso: non si tratta di un percorso in discesa. Queste aree sono piuttosto complesse e varie dal punto di vista geologico e richiedono approcci su misura. “Riconosciamo che all’interno di queste aree esistono siti scientificamente significativi che necessitano di essere studiati prima di qualsiasi sviluppo geotermico”, scrive CGG. E i costi iniziali appaiono chiaramente più elevati, soprattutto vista la lontananza da qualsiasi infrastruttura di trasmissione.
Nonostante ciò va sottolineato che a livello oceanico esiste il vantaggio di poter intraprendere una rapida mappatura geofisica del fondale marino e del sottosuolo al fine di progettare il modello di perforazione più conveniente per l’energia geotermica. “Lo sviluppo geotermico offshore ha un’area molto piccola: il successo economico che dipende dalla perforazione del minor numero possibile di pozzi per ottenere le temperature dell’acqua geotermica e le portate necessarie per la produzione energetica”.
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La società ha pubblicato una domanda di brevetto per una nuova combinazione di tecnologie geologiche, geofisiche e ingegneristiche per supportare la ricerca, l’esplorazione, lo sviluppo e il monitoraggio delle risorse geotermiche offshore. “Crediamo fermamente che l’energia geotermica come risorsa di carico di base abbia un ruolo maggiore da svolgere nel futuro mix energetico”, ha dichiarato Peter Whiting, EVP Geoscience presso CGG. “L’opportunità offerta dalle risorse geotermiche offshore potrebbe rappresentare un punto di svolta nel sostenere gli obiettivi di sviluppo sostenibile del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite per il 2023″.