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Geotermia: l’Indonesia dice sì all’energia dei vulcani

Il parlamento indonesiano ha approva unaa legge che elimina gli ostacoli burocratici e le incertezze normative che hanno frenato fino a ieri lo sfruttamento dell’energia del sottosuolo

Geotermia: l’Indonesia dice sì all’energia dei vulcani

 

(Rinnovabili.it)  – L’Indonesia dice sì all’energia dei suoi 130 vulcani. Il parlamento di Jakarta ha approvato proprio in questi giorni una nuova legge in materia energetica, grazie alla quale il settore della geotermia nazionale riceverà il supporto a lungo richiesto. Nonostante l’Indonesia possieda quasi il 40% del potenziale geotermico mondiale, ad oggi le migliaia di isole che la compongono hanno sfruttato solo una frazione piccolissima del calore sotterraneo. Le stime accreditano al Paese oltre 28 GW di capacità ancora intatta, a fronte dei poco più di 1300 MW di capacità produttiva sfruttata: un dato che colloca l’arcipelago molto indietro rispetto alle altre nazioni, come gli USA e le Filippine.

 

Il motivo di questa arretratezza? Burocrazia e incertezze normative che hanno a lungo frenato l’industria e ostacolato gli investimenti nel settore, accanto ovviamente ai costi di produzione. Due problemi che dovrebbero essere eliminati con la nuova legge che prevede tra le altre cose, l’aumento dei prezzi del kWh geotermico in maniera da coprire i costi di produzione e l’esclusione delle attività di esplorazione e realizzazione degli impianti dalla trafila burocratica esistente per il settore minerario. “Il fabbisogno energetico in Indonesia continua ad aumentare”, spiega il legislatore Nazarudin Kiemas, che ha guidato una commissione parlamentare sulla nuova legge. “Ed esiste abbondante potenziale di energia geotermica per soddisfarlo”. Il presidente uscente Susilo Bambang Yudhoyono deve ancora firmare il provvedimento, ma il passaggio dovrebbe essere solo una formalità. Yudhoyono infatti ha fatto della geotermia il cuore del piano nazionale per tagliare le emissioni di gas a effetto serra del 26 per cento rispetto ai livelli del 2005 entro il 2020.