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Futuro a rischio per la geotermia italiana

(Rinnovabili.it) – “Il boom di richieste di permessi di ricerca rischia di non produrre risultati se gli incentivi per la geotermia non saranno adeguati”. Questo l’allarme lanciato dall’UGI, l’Unione Geotermia Italiana, che in questi primi giorni del 2012 tira le somme dell’anno appena conclusosi mettendo a fuoco successi e criticità nel panorama nostrano. Da un lato il settore geotermico nazionale ha registrato una vera e propria esplosione “In poco più di due anni sono state presentate in Italia circa 110 richieste per nuovi permessi di ricerca di risorse geotermiche da utilizzare per la produzione di energia elettrica”.

DIETRO AL BOOM DI RICHIESTE A monte del rinnovato interesse, sottolinea l’UGI, sicuramente le norme contenute nel dlgs. n. 22/2010 di riassetto della normativa di settore, che ha completamente liberalizzato l’utilizzo della risorsa – precedentemente sotto regime di esclusività riservato ad ENEL nella Provincie di Grosseto, Livorno, Pisa e Siena – e l’avanzamento tecnologico; il progresso degli impianti a ciclo binario, come quelli che utilizzano fluidi di lavoro organici a ciclo  Rankine, ha reso oggi lo sfruttamento delle risorse di media temperatura (con T =  130÷150 °C) economicamente conveniente, aprendo ad un ventaglio di possibilità: “le richieste hanno interessato molte regioni italiane (quindi non solo le 4 province della Toscana di tradizionale sfruttamento in cui è avvenuta la liberalizzazione): in Alto Adige ne sono state presentate 9, in Toscana 51, nel Lazio 34, in Sardegna 7, in Sicilia 6, e una offshore nel Mar Tirreno”. “Sulla base della superficie totale dei premessi richiesti, che potranno essere autorizzati per una superficie presunta prossima a 10.000 km, si può ipotizzare che i fluidi geotermici reperibili possano essere sufficienti per l’installazione di alcune centinaia di MW di nuova capacità, andando oltre le stime del PAN”.

INCENTIVI IN PERICOLO Uno scenario ottimale che richiede però delle certezze normative. In base alle bozze in circolazione del Decreto Ministeriale attuativo del Dlgs n. 28/2011, in materia di incentivazione per le fonti rinnovabili, nel settore elettrico, spiega l’UGI, verrebbero previsti livelli di incentivazione della produzione di energia da fonte geotermica (100 – 105 €/MWh di remunerazione complessiva della produzione netta) molto inferiori rispetto a quelli attualmente assicurati dai Certificati Verdi e dalla Tariffa Omnicomprensiva, ma anche “inadeguati rispetto alla necessità di assicurare un’equa remunerazione dei costi di investimento ed esercizio alle tecnologie disponibili in questo settore”. Inoltre se confermate le prime proposte, verrebbero previsti solo due scaglioni di soglie dimensionali degli impianti, una da 0 a 5 MW, e una da 5 MW in su, “che non sono rappresentativi dell’articolazione di soluzioni tecnologiche oggi disponibili e dei corrispondenti costi di investimento e gestione;  questo sia per gli impianti di capacità fino a 5 MW che per quelli di capacità  superiore a 5 MW”.

 

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