Rinnovabili

Con la geotermia il 2050 è più vicino 

Con la geotermia il 2050 è più vicino 

di Stefania Ballauco

La geotermia può essere parte integrante del processo di accelerazione nella transizione energetica in Italia: con questo messaggio il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Pichetto Fratin è intervenuto al convegno organizzato sul tema dall’On. Luca Squeri, presso la Camera dei Deputati, l’8 ottobre 2024. 

All’appuntamento anche RSE che con il suo Amministratore Delegato ha spiegato le opportunità e l’impatto, sotto diversi profili, derivanti da un utilizzo della geotermia a bassa, media e alta entalpia (rispettivamente sotto i 90°, tra i 90° a 150° e superiore ai 150°), illustrando gli strumenti messi a punto e le principali attività di ricerca che vedono RSE in prima linea sull’argomento.

È una storia lunga 120 anni, quella che racconta la geotermia in Italia, da quando, a Larderello, nel 1904 si accendevano le prime cinque lampadine nell’innovativo tentativo di produrre elettricità dall’energia contenuta nel vapore geotermico. 

“Oggi, la geotermia è un settore importante per l’Italia non solo per le sue precipue caratteristiche – è rinnovabile e programmabile- ma anche perché consente di estrarre materie prime critiche di grande importanza, come il boro e il litio”, ha spiegato Cotana. “Integrandosi con le fonti non programmabili, come l’eolico e il fotovoltaico, la geotermia come energia rinnovabile programmabile può contribuire a stabilizzare la rete elettrica”, ha aggiunto.

E anche nel futuro la geotermia potrà ricoprire un ruolo di rilievo. Nella prospettiva al 2050, per Mase e RSE la geotermia dovrà entrare a far parte di quel mix energetico utile a garantire sicurezza, indipendenza e adeguatezza nella produzione dell’energia richiesta dal nostro Paese.

Cotana ha ricordato il supporto che RSE fornisce al Mase ma anche al mondo produttivo italiano: è infatti impegnata da anni nel mettere a disposizione degli operatori e delle industrie i dati, risultanti dalle proprie attività di ricerca, utili a sviluppare futuri progetti in un’ottica di efficienza e competitività. RSE ha realizzato ad esempio l’atlante eolico, solare e della geotermia. Per l’alta entalpia è già a disposizione una mappatura dell’Italia e l’accordo siglato di recente con INGV si pone come obiettivo quello di affinare la granulometria e la particolarità anche nella media e bassa entalpia.  

Da un punto di vista applicativo, i benefici della geotermia sono molteplici.

“La possibilità di avere uno scambio termico a loop chiuso con falde, come a Roma, a pochi metri di profondità, consentirebbe di avere un’efficienza energetica elevatissima, perché tanto più piccola è la distanza tra la sorgente esterna e l’ambiente da riscaldare o raffrescare, tanto maggiore è l’efficienza delle pompe di calore. Non secondario è l’effetto di urban heat island, cioè dell’isola di calore. Nelle grandi città in estate le temperature possono arrivare anche a 10° in più rispetto a quelle nelle zone di campagna: ciò è dovuto al fatto che tutti gli impianti di condizionamento riversano il calore nelle strade. Pensate ai benefici che vi sarebbero se una pompa di calore scambiasse il calore con la falda, con il terreno, e quanto più debole sarebbe l’impatto sulle reti elettriche oggi impegnate ad alimentare i condizionatori; condizionatori che peraltro hanno un negativo impatto, dal punto di vista paesaggistico, sulle facciate, anche storiche, degli edifici del nostro Paese”, ha spiegato Cotana. 

“RSE è impegnata nel testare queste tecnologie e valutarne tutte le prospettive. Stimiamo che sarà importante produrre energia elettrica dalla geotermia e sarà altrettanto importante utilizzare la fonte di calore a bassa entalpia per poterla trasferire e poter riscaldare gli ambienti e le abitazioni, ma anche per smaltire il calore”, ha concluso l’Amministratore Delegato di RSE.

L’obiettivo è quindi garantire all’Italia la possibilità di produrre la quantità di energia necessaria a soddisfare le esigenze dei cittadini, attraverso le tecnologie e gli strumenti più efficienti e coerenti con gli obiettivi di decarbonizzazione, creando un mix energetico che soddisfi l’attuale consumo complessivo di energia e che sia in grado di rispondere al doppio della domanda di energia elettrica, come da stime al 2050.

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