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L’Australia protegge il carbone con la Garanzia Energetica Nazionale

Il Governo è convinto che il nuovo piano possa ridurre del 6% delle bollette energetiche. Ma gli esperti avvertono: renderà il sistema energetico più costoso e meno sicuro

Garanzia Energetica Nazionale

 

(Rinnovabili.it) – Alla fine del 2017 il governo Turnbull ha presento un nuovo progetto per il settore energetico australiano: la Garanzia Energetica Nazionale (National Energy Guarantee), un piano creato per “far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia”. Il nuovo strumento si rivolge specificamente alle società del mercato e ai grandi utenti imponendo nuovi obblighi per il mix tecnologico e per le emissioni. Ma quello che sulla carta può sembrare una leggera apertura dell’Australia al processo globale di decarbonizzazione, è in realtà l’ennesimo regalo sottobanco al settore del carbone.

 

Il perché lo spiega il report redatto da Carbon and Energy Markets per l’Australian Conservation Foundation. Secondo gli analisti della società di consulenza, il piano non solo fallirebbe in quasi tutti gli obiettivi dichiarati – incluso il target principale di aumentare l’affidabilità del sistema di alimentazione – ma danneggerebbe il settore delle rinnovabili e dell’accumulo energetico per andare a beneficio delle vecchie centrali termoelettriche.

 

Garanzia energetica nazionale, come funziona?

Nel dettaglio il nuovo NEG prevede un obbligo di affidabilità e uno di emissioni ridotte. Il primo prevede che i rivenditori di energia elettrica acquistino parte della loro elettricità da fonti “dispacciabili” che possano soddisfare i picchi di carico o la domanda di emergenza. L’Australian Energy Market Operator (AEMO) prescriverebbe la quota delle fonti di energia “dispacciabili” e forse anche il mix di tecnologie nei portafogli dei rivenditori, separatamente in ciascuno stato.  Gli investimenti che ne conseguono avranno un costo economico più elevato rispetto alle soluzioni di mercato, perché saranno determinati dalle autorità di regolamentazione in vista del mix energetico a breve termine, non dal rapporto costo-efficacia a lungo termine.

 

Il secondo obbligo  impone che nel mix siano presenti fonti a bassa CO2 “come le centrali elettriche a gas o l’energia eolica” ma evita di dare un prezzo alle emissioni. Il ministro federale dell’Energia Josh Frydenberg è convinto che, nello scenario migliore, la NEG possa fornire una riduzione del 6% delle bollette energetiche. Il rapporto, invece, evidenzia come la Garanzia Energetica Nazionale creerebbe un mercato elettrico inefficiente e opaco, che nasconde deliberatamente i prezzi delle emissioni, minando la concorrenza nei mercati all’ingrosso e al dettaglio. Il “costo ultimo” di questa inefficienza, avvertono gli autori, “sarà sostenuto dai consumatori sotto forma di prezzi dell’elettricità più elevati, riduzioni delle emissioni più costose e in un sistema energetico meno sicuro”.